Cronache

Santificati e traditi nei loro insegnamenti. Lo strano paradosso di Paolo VI e Wojtyla

Santificati e traditi nei loro insegnamenti. Lo strano paradosso di Paolo VI e Wojtyla

Uno strano destino accomuna i papi Paolo VI e Giovanni Paolo II: entrambi sono stati proclamati santi durante l'attuale pontificato, ma contemporaneamente alla canonizzazione hanno visto tradito e rinnegato il loro insegnamento su famiglia e vita. Prendiamo Paolo VI: se è santo è soprattutto perché è «Il Papa della Humanae Vitae», l'enciclica del 1968 nota per aver chiuso le porte alla contraccezione, ma che soprattutto è un grande insegnamento sul «gravissimo dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli sposi sono liberi e responsabili collaboratori di Dio creatore». I due miracoli riconosciuti riguardano infatti la guarigione di due bambini ancora in grembo alle rispettive madri, e che erano stati dati per spacciati. Può dunque a buon diritto essere definito il «patrono della vita nascente» ma su questo aspetto è calato il silenzio. Neanche papa Francesco ne ha fatto menzione durante l'omelia, lo ha semplicemente definito «profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri».

Ma tanto silenzio non stupisce: Humanae Vitae, già quando uscì - esattamente 50 anni fa - provocò forti reazioni di interi episcopati e infine fece emergere la spaccatura che già c'era nella Chiesa, soprattutto in fatto di morale. E si è preso spunto da questo cinquantesimo anniversario per promuovere letture «dinamiche» del magistero di Paolo VI fino a contraddire esplicitamente la Humanae Vitae. Scriveva ad esempio il 22 ottobre 2017 Avvenire: «Chi pensa che quanto scritto da Paolo VI in Humanae vitae sia per le coppie credenti un obbligo da perpetuare nei secoli dei secoli ignora (...) la storia della Chiesa, soprattutto quella dell'ultimo secolo». C'è chi sulla contraccezione ormai parla chiaro. È il caso del docente di teologia morale don Maurizio Chiodi (molto ascoltato in Vaticano), che in un intervento fatto alla Pontificia Università Gregoriana il 14 dicembre 2017, ebbe a dire che «ci sono circostanze (...) che proprio per responsabilità richiedono la contraccezione». Pensare che Chiodi esternò questo pensiero poco dopo essere stato nominato membro della Pontificia Accademia per la Vita. Emblematico del resto il titolo della conferenza: «Rileggere la Humanae Vitae (1968) a partire da Amoris Laetitia (2016)», in cui si rovescia la prospettiva con cui la Chiesa ha sempre giudicato il suo magistero: ogni nuovo documento pontificio andrebbe letto in continuità con il magistero precedente, invece qui Chiodi ma questa ormai è una tendenza generale - usa addirittura l'ultimo documento papale per giudicare e reinterpretare una enciclica che è fondata su duemila anni di insegnamento dei Papi.

Se il lavoro di demolizione della Humanae Vitae è in corso, l'opera di rimozione dell'insegnamento di Giovanni Paolo II è molto più avanti. Giustamente papa Francesco nell'omelia della sua canonizzazione (27 aprile 2014) lo ha definito «il Papa della famiglia». In effetti il lungo pontificato di papa Wojtyla è stato attraversato dalla consapevolezza che sulla famiglia si sarebbe giocato il futuro dell'umanità, che in questo periodo storico le forze del Male si concentrano sulla famiglia e sulla vita per attaccare Dio. «Cultura della morte» la chiamava, a cui contrapporre la «cultura della vita». Per questo motivo Giovanni Paolo II ha creato diversi istituti proprio per dare forza e consistenza alla cultura della vita e della famiglia: il Pontificio Consiglio per la Famiglia (1981), l'Istituto Giovanni Paolo II dedicato agli studi su matrimonio e famiglia (1982); la Pontificia Accademia per la Vita (1994); gli Incontri mondiali delle famiglie, iniziati nel 1994. Inoltre non ha esitato a lanciarsi in una vera e propria battaglia contro le Nazioni Unite negli anni '90 del XX secolo quando in una serie di Conferenze internazionali si voleva promuovere l'aborto come diritto umano, l'ideologia gender e allargare il concetto di famiglia per comprendere qualsiasi tipo di unione.

Di tutto questo si è ormai persa la traccia. Già papa Francesco ha iniziato il suo pontificato lamentando che la Chiesa si è concentrata troppo sui valori della famiglia e della vita, il resto è seguito: i due Sinodi sulla famiglia hanno cancellato l'idea di un oggettivo attacco da parte del mondo e si sono concentrati sulla apertura ai divorziati risposati da riammettere alla comunione; la successiva esortazione apostolica di papa Francesco Amoris Laetitia ha ratificato tutto ciò contraddicendo la Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, malgrado si sia voluto far passare il cambiamento come semplice «sviluppo della dottrina». Il Pontificio consiglio per la famiglia è stato ora diluito in un più grande Dicastero per i laici, la famiglia e la vita; oggi le parole d'ordine sono accompagnamento, discernimento, inclusione; e la vita riguarda tutto, soprattutto poveri e migranti, ben oltre i temi di aborto, fecondazione artificiale, eutanasia.

Addirittura all'ultimo Incontro mondiale delle Famiglie, l'agosto scorso a Dublino, è stata offerta la tribuna al gesuita padre James Martin per fare una apologia dell'omosessualità.

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