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Scarcerò un assassino Ecco i pasticci del pm anti-Scajola

A Bologna parte già prescritta l'inchiesta sulla scorta a Biagi. Indaga un procuratore che permise a un killer di uccidere ancora

Scarcerò un assassino Ecco i pasticci del pm anti-Scajola

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
In relazione ai contenuti dell’articolo pubblicato il 1° marzo 2015, a pagina 12 dal quotidiano IL GIORNALE, a firma di Stefano Zurlo, dal titolo “Scarcerò un assassino. Ecco i pasticci del pm anti-Scajola”, si rendono necessarie due precisazioni. La prima precisazione riguarda l’indagine sulle responsabilità penali dell’Amministrazione degli Interni per la mancata protezione del Prof. Marco Biagi dal rischio di subire attentati dalle BR-PCC, come poi tragicamente avvenuto a Bologna il 19 marzo 2002. L’indagine fu avviata nel febbraio 2014, quando, ricevuti atti dalla Procura di Roma, il Procuratore della Repubblica di Bologna iscrisse un fascicolo a carico di ignoti per il reato di omicidio volontario, per mancato impedimento dell’evento, consumatosi a Bologna il 19 marzo 2002, e quindi non prescritto alla data dell’iscrizione; ed assegnò il fascicolo al sostituto procuratore Antonio Gustapane, in quanto nel 2002-2003 (insieme ad altri colleghi non più presenti in Ufficio) aveva svolto un’analoga indagine. Solo all’esito di lunghe ed articolate indagini, dirette per oltre un anno dal sost. proc. Gustapane sempre di intesa con il Procuratore della Repubblica, la p.g. delegata redasse il rapporto esito indagini 16 febbraio 2015, con il quale furono sistematicamente ricostruiti gli elementi di prova acquisiti, che permisero di profilare a carico dell’ex Ministro dell’Interno Scajola e dell’ex Capo della Polizia De Gennaro la meno grave ipotesi di reato di omicidio colposo, aggravato dalla violazione dei doveri funzionali pubblici, per omesso impedimento dell’evento omicidiario posto in essere dalle BR-PCC ai danni del prof. Marco Biagi, reato, a tale data, ormai prescrittosi. In ossequio ai principi costituzionali dell’obbligatorietà dell’azione penale e del diritto di difesa degli indagati individuati dalla p.g., così il sost. proc. Gustapane ed il Procuratore della Repubblica doverosamente modificarono il fascicolo originariamente aperto a carico di ignoti, iscrivendo nel registro degli indagati il Ministro Scajola ed il Capo della Polizia De Gennaro, e, trattandosi di un’ipotesi di reato c.d. “ministeriale”, trasmisero tempestivamente gli atti al Collegio del Tribunale di Bologna previsto ai sensi dell’art. 7 l. cost. n. 1 del 1989. La seconda precisazione riguarda l’altro caso giudiziario richiamato nello stesso 2 articolo, ossia l’uccisione del carabiniere Cristiano Scantamburlo avvenuta il 12 febbraio 2006 a Ferrara ad opera del detenuto Antonio Dorio, che si trovava quel giorno in permesso premio concessogli dal competente Magistrato di Sorveglianza di Bologna. Anche tale caso è stato seguito dal sost. proc. Gustapane, nella veste di Coordinatore all’epoca dell’Ufficio dell’Esecuzione Penale della Procura della Repubblica di Bologna, con scrupolo e meticolosità. In tal senso si ricorda che il permesso premiale precedente a quello durante il quale il Dorio commise l’omicidio del carabiniere Scantamburlo era stato sottoposto a reclamo da parte della Procura di Bologna, sul rilievo che il detenuto aveva già usufruito di un numero congruo di permessi premiali. Tale reclamo, però, venne rigettato dal Tribunale di Sorveglianza, che operò una diversa valutazione, con un’ordinanza che venne vistata per ricezione dal dott. Gustapane quale Coordinatore dell’Ufficio dell’Esecuzione Penale, così che nel momento in cui il Magistrato di Sorveglianza di Bologna emise legittimamente il nuovo permesso premiale nel febbraio 2006 in favore del Dorio, sulla base del parere favorevole della Direzione del Carcere e delle positive informazioni fornite dagli organi di pubblica sicurezza, il dott. Gustapane trovò del tutto inutile proporre reclamo, ben conoscendo l’orientamento espresso poco tempo prima dal competente Tribunale di Sorveglianza in tema di meritevolezza del Dorio ad ottenere permessi premiali. E per rimarcare la correttezza dell’operato del dott. Gustapane, si sottolinea che per la vicenda Dorio/Scantamburlo il sost. proc. Gustapane, non solo non è stato sottoposto a procedimento disciplinare, ma non ha neppure dovuto fornire spiegazioni sul proprio operato all’organo di vigilanza distrettuale, ossia il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bologna.

In questo caso nel pool bolognese c'è Antonello Gustapane, un nome ignoto al grande pubblico ma che fu protagonista, nove anni fa, di un altro episodio drammatico e purtroppo sciagurato. Fu lui, insieme al magistrato di sorveglianza Luca Ghedini, a concedere il permesso ad un detenuto condannato per omicidio, Antonio Dorio.

Dorio si dà alla macchia e tradisce la fiducia dei magistrati. Il 12 febbraio 2006 a Ferrara una pattuglia dei carabinieri controlla un'auto con a bordo 4 persone. Tre riescono a fuggire, il quarto è proprio Dorio. Lo bloccano, sembra finita. All'improvviso lui si libera, estrae una pistola che è sfuggita ai controlli, spara, uccide un militare di soli 33 anni, Cristiano Scantamburlo. Prima di morire a sua volta nella sparatoria. Gustapane esprime allora la propria costernazione: «Provo un profondo dolore per quello che è accaduto, ma per quello che mi risulta in questo caso sono stati rispettati i presupposti di legge e il permesso è stato dato sulla base degli esiti dell'osservazione personologica svolta in carcere e delle informazioni acquisite all'esterno dagli organi di pubblica sicurezza». La norma è stata rispettata, ci mancherebbe, la forma in Italia è sempre salva e però il disastro si è compiuto. Può capitare. Capita, e pure spesso. Anche adesso la legge non è stata stravolta. Anzi, Gustapane e gli altri pm ce l'hanno messa tutta per portare alla sbarra i presunti colpevoli.

Infatti il procuratore aggiunto Valter Giovannini dichiara: «Nell'inchiesta sulla negata scorta a Marco Biagi la procura di Bologna ha fatto tutto quanto era possibile alla luce del decorso del tempo». Situazione paradossale, anche perchè si procederà solo se gli indagati daranno gentilmente il loro consenso all'azione penale che potrebbe travolgerli. Se l'indagato collabora come un kamikaze si può giocare con la grande cronaca, anzi con la storia e si può scavare su tutto. A cominciare dagli eterni, insolubili misteri d'Italia. Così si può riportare in vita il passato, anche se il rischio, come insegna la tragedia di Scantamburlo, è quello di scivolare sul presente. Nessuno è infallibile e l'errore fa parte del copione, ma proprio per questo non si capisce pèrchè si debba andare su e giù per il calendario. Meglio, molto meglio concentrarsi sui tanti, anzi troppi fascicoli che intasano gli uffici dei pm di tutta Italia. Francamente con tutto l'arretrato in circolazione tirare l'elastico del tempo pare un lusso che non ci possiamo permettere.

I cittadini restano in attesa, intanto si convogliano energie e risorse verso processi che con ogni probabilità non si svolgeranno mai.

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