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Scatta l'ora di Roberto, l'anti Di Maio che detesta le cravatte

Da sempre vicino alla sinistra ecologica, rappresenta l'anima ortodossa del M5s

Scatta l'ora di Roberto, l'anti Di Maio che detesta le cravatte

Roma - L'equazione è fin troppo abusata in questi giorni. Roberto Fico è sinonimo di «secondo forno». Il presidente della Camera viene visto come culturalmente più vicino agli ambienti della sinistra. La persona ideale, quindi, cui chiedere di aprire un dialogo con il Partito democratico. E la singolare coincidenza che sia anche al terza carica dello Stato rende la cosa ancor più probabile. L'altra connotazione che Fico si porta dietro da anni è quella di essere «l'anti-Di Maio». Il leader politico dei grillini, per esempio, offre sempre il volto «istituzionale» del movimento. Nel suo impeccabile aspetto, soprattutto. Ma anche nel suo sorriso volutamente rassicurante. Fico non ama la cravatta; si vede che fa uno sforzo notevole a indossarla. E non sorride se proprio non ce n'è motivo. È uno che viene dalla base. Fin dal 2005 è stato l'animatore di uno dei primi meet-up di Napoli. La sua militanza ha origini ancora più lontane. Fin da ragazzo si è impegnato nella cosiddetta sinistra ecologista per le battaglie sul territorio. Il movimento l'ha visto nascere e crescere e si è sempre ispirato ai valori di base che hanno fatto da elemento catalizzatore. Tanto che viene definito un «ortodosso». Appellativo che non necessariamente ha un connotato positivo soprattutto negli uffici di Casaleggio. Se si pensa, per esempio, al celebre braccio di ferro nel settembre dell'anno passato quando lo stesso Fico non nascose un aperto malumore per il modo in cui era maturata la candidatura di Di Maio come leader politico e quindi candidato premier dei Cinque Stelle. Non salì sul palco di Rimini, al raduno voluto da Grillo per la consacrazione di Di Maio. E sempre con Di Maio i rapporti sono rimasti a lungo tesi per la gestione della cosiddetta «questione Campidoglio».

Roberto Fico è quello che in altri tempi (e in altri partiti) sarebbe stato chiamato leader della minoranza. Ma una minoranza forte e di peso. Basti pensare che Fico è stato il parlamentare grillino più votato in Campania il 4 marzo. E il suo è, tra l'altro, un curriculum di tutto rispetto proprio per chi è in cerca di un leader alternativo a Di Maio. Laurea a Trieste in Scienze della Comunicazione. Un anno di Erasmus in Finlandia. Poi tanti lavori, i più diversi. Sia nel settore delle comunicazioni (uffici stampa), sia in quelli del turismo e del commercio. Ha anche lavorato in un call center. Si è speso molto per combattere sia da parlamentare che, prima ancora, come semplice attivista la privatizzazione dell'acqua. E la stessa energia la sta mettendo adesso nel voler tagliare i vitalizi degli ex parlamentari. Porta anche il suo nome, nella passata legislatura, la riforma della Rai approvata nel 2015 (ricopriva allora il ruolo di presidente della Commissione parlamentare di vigilanza). Riforma incentrata a migliorare la trasparenza della gestione della tv di Stato. Chi lo conosce lo descrive come persona mite ma decisa. Il punto di contatto con il Pd potrebbe essere, per esempio, la legge sullo ius soli, sulla quale Fico si è mostrato favorevole.

Ora bisogna vedere se andrà ancora a piedi al Quirinale per ricevere l'incarico dalle mani di Mattarella.

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