Politica

Lo sceriffo rosso De Luca aumenta la paga ai politici

Il governatore campano scorda i trascorsi da paladino anticasta «Bisogna equiparare i compensi dei consiglieri ai parlamentari»

Lo sceriffo rosso De Luca aumenta la paga ai politici

Effettivamente, se ne sentiva la necessità nella regione più indebitata, povera e disgraziata del Sud Italia. Di ritorno dalle ferie estive, il governatore-sceriffo Vincenzo De Luca ha rimesso nella fondina la pistola ammazza-Casta e, per prima cosa, ha rivendicato più soldi per sé e per i suoi. «Sui compensi dei consiglieri regionali, io sono per equipararli ai parlamentari, oppure per stabilire prestazioni volontarie», ha detto senza troppi giri di parole nel corso di un'audizione in commissione Affari istituzionali al Senato. «Con qualche ragionevolezza e qualche rispetto tra di noi, sono per contrastare duramente questa deriva demagogica e populistica in relazione al ceto politico italiano – ha aggiunto – Inaspriamo le sanzioni, ma rispettiamo quelli che si assumono le responsabilità di passare la vita a tentare di governare territori nei quali è più facile scappare via».

Ma come: dov'è finito il fustigatore dei (mal)costumi della politica che, appena tre anni fa, bollava come «cialtroni» e «buffoni» quelli che non si tagliavano, come da lui proposto, lo stipendio di 3mila euro? E pensare che, subito dopo l'elezione a Palazzo Santa Lucia, De Luca aveva fatto ben sperare i suoi fans annunciando la vendita di una (presunta) auto blu di lusso che lui si vergognava di usare. Appena due mesi dopo, la scena è completamente ribaltata. Il cappello da sceriffo ora lo tiene capovolto in mano per chiedere qualche obolo in più.

Sull'uscita dell'ex sindaco di Salerno, c'è da registrare un imbarazzato (e strategico) silenzio. Le opposizioni non hanno fatto proprio le barricate, anzi. Pure i grillini, al di là di formali prese di distanza, hanno prodotto poco o nulla. Qualche soldo in più, evidentemente, fa comodo a tutti nonostante la busta paga di oggi sfori i non disprezzabili 6mila euro (netti) al mese. Cinque anni fa, la paga era pure più consistente ma l'ex governatore Stefano Caldoro impugnò le forbici e la sfrondò di un bel po' di voci accessorie.

In Consiglio regionale non è che ci si massacri di lavoro, d'altronde. Nella consiliatura precedente, i punti più alti dell'attività legislativa sono stati l'approvazione delle norme sui maestri di sci e sulla dieta mediterranea, e poco altro. Con quella attuale, stiamo messi pure peggio. Nella seduta inaugurale, il Pd si è platealmente incartato su una variazione di bilancio a favore dei portatori di handicap che ha costretto il governatore – inferocito – a rimandarne l'approvazione già venduta come cosa fatta ai giornali. Forse, De Luca è convinto che pagandoli meglio (con denaro pubblico), i consiglieri saranno più attenti e produttivi. Chissà.

La situazione in Campania, intanto, continua a peggiorare. Sono già esauriti i budget per la copertura delle analisi e delle visite specialistiche assicurati dalla Regione. Dunque, chi vorrà fare un esame dovrà pagare di tasca propria. I trasporti pubblici sono andati in tilt: i pullman e i treni locali, quando non prendono fuoco (come accaduto nelle ultime settimane) o finiscono nel mirino dei teppisti, viaggiano a passo d'uomo.

Tra un mese, peraltro, la Consulta si pronuncerà definitivamente sulla legge Severino. Finora, De Luca ha vinto un paio di round, al Tar e in Tribunale ma sa bene che il vero e più importante appuntamento è con la Corte Costituzionale. Se gli andrà bene, resterà sulla poltrona presidenziale in attesa del processo d'appello per l'abuso d'ufficio che gli ha procurato una condanna a un anno di reclusione e degli altri due filoni in cui è imputato (abusi edilizi per il «Crescent», e concussione e truffa per il «Sea Park»).

Se gli andrà male, altro che aumento di stipendio: dovrà trovarsi proprio un altro lavoro.

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