Politica

Scherza e dà del «finocchio» a un manager La curiosa condanna del giovane Rana

Ribaltato il giudizio, la Cassazione dà torto all'ad del pastificio. Ma è giallo

Andrea Cuomo

Una cosa è certa: non troveremo mai sullo scaffale del supermercato un raviolo ripieno di finocchio di Giovanni Rana. Anche perché il finocchio per il pastificio è salato. Molto salato.

È costata diverse decine di migliaia di euro all'azienda veronese la denuncia di un suo ex manager che accusa Gian Luca Rana di averlo chiamato «finocchio» ripetutamente. Gian Luca è amministratore delegato dell'azienda nonché figlio di Giovanni, fondatore del pastificio nonché volto pacioso reso noto da molte campagne pubblicitarie (lo si vede anche nella serie 1992 nella parte di se stesso).

Dopo una lunga vicenda burocratica la Corte di Cassazione ha stabilito che il comportamento di Rana junior avrebbe arrecato «concreto e grave pregiudizio alla dignità del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione» e per questo ha respinto il ricorso dell'azienda confermando il verdetto della Corte d'Appello di Venezia, che a sua volta aveva ribadito la condanna emessa dal Tribunale di Verona. Le frasi ingiuriose sarebbero state pronunciate in pubblico dal 2001 al 2007, fin quando il manager - dopo la risoluzione del rapporto di lavoro con la Giovanni Rana - ha denunciato l'azienda lamentando di aver riportato dalla vicenda «stato d'ansia e di stress, pregiudizio alla vita di relazione, alla dignità e alla professionalità». Alla fine del lungo percorso giudiziario l'ex dirigente si è visto riconoscere un risarcimento pari a sei mensilità del suo stipendio. La Rana deve anche pagare 5mila euro di spese di giudizio.

In realtà molte cose non tornano in questa vicenda quasi farsesca. La Giovanni Rana contesta la decisione della Suprema Corte ricordando che già nel 2010 il tribunale di primo grado aveva escluso qualsiasi condotta o atteggiamento persecutorio omofobo da parte dell'azienda e rigettando fin da subito le altre accuse del dirigente, quali mobbing, danni alla salute, mancati pagamenti di bonus e tfr. Gian Luca si era difeso sottolineando che si trattava di un appellativo scherzoso, espressione di un clima giocoso sul posto di lavoro.

Peraltro secondo il management del pastificio, lo stesso dipendente avrebbe dichiarato davanti al giudice di dovere molto professionalmente alla famiglia Rana e infatti avrebbe fatto carriera all'interno dell'azienda.

«L'ordinanza della Corte di Cassazione si basa solo su presunzioni desunte dalla testimonianza di altri due ex-dirigenti fuoriusciti dall'azienda, parti in causa di pregressi contenziosi con il Pastificio», fa sapere il pastificio Rana, che «con i suoi 3200 dipendenti in 52 paesi nel mondo rappresenta un esempio positivo di valorizzazione dell'unicita delle persone e ritiene l'eterogeneità forma imprescindibile di crescita culturale per tutta l'azienda».

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