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Schiaffo al premier Il Carroccio fa boom e il centrodestra tiene

Le proiezioni del voto: Veneto al leghista Zaia, in bilico Umbria e Liguria Su base nazionale Pd al 22,6%. Poi M5S (19,6%), Lega (12,9%) e Fi (10,3%)

diI l fatto che questa tornata elettorale non avrà ripercussioni né sul governo né sul Parlamento non significa che queste elezioni non abbiano la loro importanza. Tutt'altro. Ieri erano chiamati alle urne quasi 22 milioni di italiani, poco meno della metà del Paese. E già questo dato è sufficiente a dar l'idea di quale e quanto peso abbiano queste consultazioni di midterm . Al netto del fatto che, almeno ad oggi, non esistano alternative all'esecutivo guidato da Matteo Renzi.

È proprio il premier, nonostante il ritornello veicolato da Palazzo Chigi secondo cui non siamo davanti a «un test politico di carattere nazionale», a giocarsi la partita più delicata. E il dato che emerge quando sia avvicinano ormai le due di notte è che, a differenza delle precedenti tornate elettorali, questa volta non c'è l'attesa cavalcata in solitaria di Renzi. Il Pd vince in quattro regioni (Campania, Puglia, Toscana, Marche), il centrodestra in una (Veneto), mentre Liguria e Umbria sono al momento in cui scriviamo too close to call . Non un dettaglio, perché se davvero l'azzurro Giovanni Toti dovesse riuscire nel colpaccio ligure il quadro complessivo della tornata amministrativa cambierebbe completamente. Ma anche non ce la facesse, rimane il dato del primo passo falso della sinistra a trazione renziana. Tenendo conto anche del testa a testa che si registra in Umbria, storica roccaforte rossa, dove l'azzurro Claudio Ricci se la gioca al fotofinish con Catiuscia Marini.

Certo, ci sarà poi da capire di che dimensioni sarà questa prima battuta d'arresto. E lo sapremo solo oggi, a bocce ferme. Quando si potranno conteggiare i voti ai candidati sostenuti dal Pd, liste civiche comprese. Per quanto le due consultazioni siano difficilmente confrontabili da un punto di vista numerico, la sensazione è che comunque il Pd non arriverà neanche vicino al 40,8 delle Europee di un anno fa. E non solo perché si trattò di un risultato epocale ma anche perché Renzi inizia a pagare l'anno e passa a Palazzo Chigi e alcune scelte che una parte dell'elettorato dem non ha affatto gradito. Ultima tra tutte, quella di non stoppare la candidatura di Vincenzo De Luca in Campania, una decisione - al netto della vicenda giudiziaria - non proprio da rottamatore. E che il Pd avrebbe pagato soprattutto nelle roccaforti rosse.

Uno scenario non certo favorevole per Renzi, anche perché a vincere bene nel Pd sono De Luca in Campania e Michele Emiliano in Puglia: due esponenti non certo espressione del premier. Ad aggravare il quadro, un'astensione dilagante, visto che ha votato il 53,9% degli aventi diritto.

L'altra partita per così dire «nazionale» è quella di Silvio Berlusconi. Perché dopo la maratona tv delle ultime due settimane è chiaro che il voto di Forza Italia sarà monitorato con attenzione. Un calo è atteso, anche se la soglia psicologica da non sfondare è quella del 10%. Detto questo, è chiaro che il possibile exploit di Toti in Liguria potrebbe ribaltare lo scenario. Come sarà decisivo il risultato dell'Umbria.

Non solo Renzi e Berlusconi, però. L'esame è importante anche per il M5S, forse per la prima volta alla prova del voto senza che Beppe Grillo ne abbia monopolizzato la campagna elettorale. E il risultato che si va profilando in Liguria, Puglia e Marche è comunque ottimo.

La ricaduta nazionale, infine, ci sarà per la Lega. Con Matteo Salvini che cerca di scavalcare Forza Italia per proporsi come potenziale leader di un nuovo centrodestra. Le proiezioni Rai della notte dicono che il sorpasso ci sarà e attestano il Carroccio al 12,9% nazionale contro il 10,3 di Forza Italia (con il Pd al 22,6%; M5S al 19,6 e FdI al 3,9).

Per Salvini, insomma, è un successo.

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