Cronache

Scoperta la causa dell'ictus. Così un enzima diventa killer

La proteina Nox2 causa l'ispessimento della carotide Presto uno strumento per individuarne la presenza

Scoperta la causa dell'ictus. Così un enzima diventa killer

Si chiama Nox2 e sembra la sigla delle truppe di assalto americane. In realtà è un enzima che crea più danni di una guerra armata. Infatti sembra che favorisca l'ispessimento della carotide, ne provoca l'occlusione e di conseguenza l'ictus.

Dunque, tenere sotto controllo questo enzima significa abbattere le statistiche nazionali secondo cui sono 200 mila le persone all'anno colpite da ictus. Sugli animali le cose funzionano. C'è già un farmaco adottato che riduce la placca arteriosclerotica della carotide del 30%. Un successone. Ma la sperimentazione umana deve ancora decollare. Ci vuole tempo anche se non troppo assicura Francesco Violi, direttore della Prima Clinica medica del Policlinico Umberto I di Roma, che insieme alla sua équipe, ha identificato l'enzima killer. La sua ricerca è attualmente online su «Atherosclerosis Thrombosis Vascular Biology», la rivista scientifica ufficiale dell'American Heart Association. Ed è il primo studio relativo all'enzima esistente al mondo. Insomma, la scoperta è tutta italiana anche se altri ricercatori americani seguono a ruota il nostro team.

La scoperta è stata «ispirata» da piccoli pazienti affetti da carenza ereditaria di attività di questo enzima che avevano la carotide meno spessa rispetto a chi aveva una normale attività dell'enzima al centro della ricerca. E siccome il Nox2 si trova anche nelle arterie il team ha dimostrato che quando manca questo enzima le arterie si dilatano di più e la carotide è meno spessa rispetto ai soggetti sani.

La ricerca è durata 5 anni perché gli studiosi hanno esaminato pazienti affetti dalla malattia granulomatosa cronica con deficit completo (che attacca i bambini), ma le indagini sono state estese anche alle mamme (che non sono malate, ma hanno un deficit parziale con un'attività del 50% di questo enzima). La raccolta di dati è avvenuta nei centri italiani che studiano questa malattia molto rara (un caso su un milione di persone).

Ora si aspetta la sperimentazione umana. «I tempi non sono lunghissimi, in pochi anni potremmo ottenere grandi risultati» è fiducioso Violi. E, se avesse successo, i benefici sarebbero enormi. «Le molecole sperimentate negli animali hanno dimostrato che inibendo l'enzima si riduce la placca aterosclerotica della carotide del 30 per cento». E questa percentuale è sufficiente per mettere al riparo dall'ictus? «Allungherebbe di moltissimo i rischi di un ictus». Dunque, basterà una pillola per normalizzare l'enzima? «Sicuramente servirà un farmaco, ma non ci sono ancora case farmaceutiche che se ne stanno occupando». In attesa della sperimentazione clinica esiste già uno strumento per i pazienti a rischio? «Abbiamo già messo a punto il metodo per misurare l'enzima nel sangue, lo stiamo brevettando e fra poco si potrà usare».

In Italia, l'ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie (il 10-12% di tutti i decessi per anno si verifica dopo un ictus) e rappresenta la principale causa d'invalidità.

Il numero degli italiani che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913.000.

I casi di ictus in Italia rappresentano un fenomeno in costante crescita a causa del progressivo invecchiamento della popolazione: il tasso di prevalenza di ictus fra gli anziani (età 65-84 anni) è del 6,5%, leggermente più alto negli uomini (7,4%) rispetto alle donne (5,9%).

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