Politica

Scoperto il tesoro di Corona: 1,7 milioni nel controsoffitto

I contanti avvolti in «panetti» di plastica. E ora il paparazzo dei vip rischia di dover tornare in carcere

Luca Fazzo

Milano «Sono cambiato, fatemi continuare il mio percorso di recupero», aveva detto Fabrizio Corona non più tardi di venti giri fa, quando era comparso davanti a un giudice chiamato a decidere sulla sua sorte.

Quella volta gli era andata bene, e il magistrato aveva deciso che potesse continuare a scontare la sua pena nel confort dell'affidamento sociale, tra vacanze sullo yacht e serate in discoteca. Ma ora sull'ex «re dei paparazzi» piomba un macigno che rischia di spedirlo filato in cella. Nel controsoffitto della casa di un suo collaboratore i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria trovano un tesoro in banconote, impacchettate a blocchi come se fossero pacchetti di droga. Totale, un milione e settecentomila euro. Sono soldi che secondo la Procura appartengono inequivocabilmente a Corona, e di cui i suoi attuali redditi ufficiali non giustificano assolutamente la disponibilità. Per questo il tribunale di Milano dispone il sequestro preventivo del malloppo, e fissa per il prossimo 24 gennaio l'udienza che farà scattare il sequestro definitivo, a meno che Corona non riesca a dimostrare la provenienza lecita dei quattrini.

Botta economica, dunque. Ma a spaventare Corona sono soprattutto gli effetti collaterali che il nuovo guaio potrebbe avere sul trattamento, decisamente comprensivo, che il tribunale di sorveglianza gli ha riservato sinora, consentendogli di lasciare il carcere di Opera dopo avere scontato meno di due anni e mezzo dei nove cui è stato condannato. Corona è libero dal giugno 2015, sulla base di una istanza secondo cui la dipendenza da cocaina continuerebbe a fare sentire i suoi effetti psicologici anche dopo l'arresto, rendendo incompatibile la sua salute con la permanenza in carcere.

Da quando è uscito, Corona ha fatto più di una marachella, ma se l'è cavata con i richiami scritti del giudice di sorveglianza. Ma la storia del tesoro nascosto nel controsoffitto è ben più pesante: anche perché c'è di mezzo la Direzione distrettuale antimafia, a scoprire i soldi è stata il pm Alessandra Dolci, uno dei collaboratori più esperti di Ilda Boccassini. Nell'istanza di sequestro firmata dalla Dolci non si fa riferimento a ipotesi di collegamento con il crimine organizzato, ma a Corona comunque toccherà fare i conti con l'Antimafia.

E soprattutto gli toccherà farei conti con il suo giudice di sorveglianza, Giovanna Di Rosa, che nel corso degli ultimi due anni ha seguito con fiducia il suo percorso di reinserimento. Come era inevitabile, la scoperta dei soldi nel controsoffitto è stata comunicata anche a lei. E mercoledì Corona e il suo legale si sono dovuti precipitare in tribunale per evitare che il giudice firmasse la revoca immediata dell'affidamento e l'ordine di ritorno in carcere.

Era sembrato che il decreto fosse addirittura già firmato, e chi ha incontrato Corona in quel frangente drammatico lo ha visto sull'orlo della crisi di nervi. Alla fine, il giudice ha deciso di investire della questione il tribunale, che verrà convocato nel giro di qualche settimana. Ma se da qui ad allora Corona non sarà riuscito a dare una spiegazione ragionevole per quei pacchetti pieni di soldi, il rischio del ritorno in carcere è oggettivamente alto.

E anche questo episodio andrà ad aggiungersi alla incredibile saga di questo personaggio, ennesima prova di una incapacità di rispettare le regole che portò un giudice a parlare di «disinvoltura criminosa».

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