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Scoppia il caso Etruria: l'ira dei risparmiatori si abbatte su Renzi e Pd

Il premier si difende: "Quelle banche le abbiamo salvate". Ma tra i parlamentari delle Regioni rosse si diffonde la paura per lo scontento della gente

Scoppia il caso Etruria: l'ira dei risparmiatori si abbatte su Renzi e Pd

D i fronte alla disperazione e alle proteste di chi - dopo aver incautamente investito nelle «bad bank» - ora rischia di perdere ogni risparmio, il governo cerca di correre ai ripari.Matteo Renzi difende l'operato dell'esecutivo, e ricorda che senza il suo decreto le quattro banche nell'occhio del ciclone sarebbero fallite, con tanti saluti ai correntisti: «È una questione molto delicata, l'atteggiamento del governo ha permesso di salvare quattro banche che altrimenti avrebbero chiuso. Ora stiamo studiando qualche forma di sollievo a un particolare tipo di titolari di obbligazioni ma il punto centrale è che senza il nostro intervento quegli istituti avrebbero chiuso».Sta di fatto però che l'infelice geografia politica delle banche in questione (tutte nelle regioni rosse), il caso Boschi (il padre della più celebre ministra renziana è stato vicepresidente della Banca Etruria) e la martellante campagna di accuse dei grillini e del centrodestra hanno messo il Pd sul banco degli imputati in mezza Italia, accusati in pratica - secondo lo slogan propagandistico «il Pd salva le banche, noi i risparmiatori» varato dall'ex comico genovese che capeggia i Cinque Stelle - di rubare ai poveri per dare ai ricchi, come crudeli Robin Hood all'incontrario. Per oggi è annunciata una «mobilitazione» dei parlamentari grillini che, con l'aiuto di alcune associazioni dei consumatori, porteranno diversi cittadini coinvolti nel crack a Roma, a protestare davanti a Montecitorio dove è riunita la Commissione Bilancio che esamina la legge di Stabilità, nella quale dovrebbe entrare l'emendamento allo studio della maggioranza, volto proprio a risarcire i piccoli risparmiatori fregati dalle banche.La pressione sul Pd è forte, anche dal territorio, e crea allarme. Molti parlamentari delle regioni interessate (Toscana, Emilia, Marche e Abruzzo) sono stati fatti oggetto di un vero e proprio mail bombing organizzato da gruppi di pressione vicini ai Cinque stelle, molti hanno ricevuto decine di telefonate, mail, messaggi di protesta. Il renziano Dario Parrini, da segretario del Pd toscano, ha ricevuto nei giorni scorsi una delegazione di risparmiatori infuriati della Banca Etruria: «Ci sentiamo abbandonati soprattutto dallo Stato.

Il governo Renzi ci aveva garantito sicurezza e stabilità, ma non è quello che è successo», hanno lamentato. La protesta rimbalza sui social media e sui quotidiani locali, additando il partito del premier come unico responsabile del guaio, e mettendo in allarme i dirigenti Pd, che non vorrebbero ritrovarsi la patata bollente tra le mani in campagna elettorale. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, registrando un malessere cavalcato dal fronte anti Pd che minaccia di dilagare (sono 36mila solo in Toscana i risparmiatori toccati), è sceso in campo criticando il governo e Bankitalia: ha fatto bene Renzi a varare il decreto, «dando soluzione alla crisi», ma si è lasciato passare troppo tempo prima di intervenire, con un ritardo «che ha contribuito ad aggravare la crisi fino a renderla irreversibile». Arezzo, sede della BancaEtruria, è l'epicentro della sollevazione anti banche che si riversa sul Pd. Raccontano che persino i dipendenti dell'istituto siano investiti di minacce. «Se non troviamo una soluzione per chi ha perso soldi, io in città non posso più farmi vedere», ha denunciato il deputato aretino Marco Donati all'ultima riunione del gruppo Pd.

E l'aretina Maria Elena Boschi, nella mobilitazione dei banchetti Pd di ieri, ha preferito un tranquillo bagno di folla in quel di Ercolano piuttosto che nella città natia.

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