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Lo scorrettissimo Donald dalla Groenlandia a Taiwan

Il tycoon annulla il viaggio in Danimarca, sfida la Cina con gli F-16 e «perdona» Putin sulla Crimea

Lo scorrettissimo Donald dalla Groenlandia a Taiwan

New York Incontenibile, irriverente, provocatore, rigorosamente politicamente scorretto. Tutto questo e molto di più è il Donald Trump protagonista nelle ultime ore di una serie di mosse che hanno letteralmente spiazzato interlocutori, avversari e finanche alleati di governo. A partire dall'annuncio a sorpresa - rigorosamente via Twitter - di cancellare la visita del prossimo 2 settembre in Danimarca. Un forfait arrivato a pochi giorni dalla partenza del viaggio che lo vedrà al G7 di Biarritz, in Francia, e che doveva poi proseguire con una tappa nel paese scandinavo.

A provocare la decisione del presidente americano, che rischia di innescare una crisi diplomatica, il secco no alla sua proposta di valutare l'acquisto della Groenlandia da parte degli Stati Uniti. «Visti i commenti del primo ministro Mette Frederiksen, che ha detto di non essere interessata a discutere questa cosa, rinvierò il nostro incontro previsto tra due settimane ad un'altra volta», ha scritto Trump, precisando che la Danimarca è un «paese molto speciale con persone incredibili». La premier danese aveva definito l'idea «assurda», dopo che il tycoon aveva confermato che ne avrebbe parlato con lei nel previsto incontro. «La Groenlandia non è danese. La Groenlandia è groenlandese. E spero che tutto ciò non sia qualcosa che venga davvero preso sul serio», ha affermato Frederiksen. Dopo il messaggio di The Donald si è poi detta «delusa e sorpresa», spiegando tuttavia che «questo non cambia il carattere delle nostre buone relazioni», poiché «gli Stati Uniti sono uno dei nostri più stretti alleati». Il rinvio è stato «una sorpresa» anche per la casa reale, che aveva invitato The Donald. «Non si parla agli Stati Uniti in questo modo», ha replicato da parte sua Trump, definendo i commenti della premier danese «cattivi e gravi»: aver definito assurdo l'interesse degli Stati Uniti all'acquisizione «non è stato un modo carino di dire una cosa».A Copenaghen il Commander in Chief avrebbe dovuto incontrare anche Kim Kielsen, il premier della Groenlandia, che è un territorio autonomo della Danimarca, da cui dipende solo per politica estera e difesa. E anche lui, nei giorni scorsi, aveva chiarito che «la Groenlandia è aperta agli affari ma non è in vendita».

Il dietrofront sulla visita nel paese scandinavo è stata soltanto una delle ultime mosse «politicamente scorrette» dell'inquilino della Casa Bianca. A scatenare un'ondata di polemiche sono state anche le affermazioni di Trump sugli ebrei americani: quelli che votano il partito democratico, ha detto, mostrano «una totale mancanza di consapevolezza» o una «grande slealtà». Parole hanno scatenato le reazioni di diversi gruppi, i quali lo accusano di usare un cliché antisemita, che vuole che gli ebrei siano più devoti a Israele che alle proprie nazioni. Sul fronte della politica estera ha fatto scalpore anche l'idea lanciata da Trump che la Russia torni al tavolo delle principali economie mondiali. Sarebbe «adeguato» che il G7 torni ad essere un G8, ha sottolineato: «Passiamo molto tempo a parlare di Mosca» durante questi incontri e «loro non ci sono», mentre «dovrebbero esserci» perché «vogliamo la pace». La sua proposta - secondo fonti citate dalla Cnn - ha trovato una sponda nel presidente francese Emmanuel Macron. E anzi sarebbe stato proprio il titolare dell'Eliseo a suggerirgli che la Russia dovrebbe essere invitata al G7 del 2020, che peraltro si terra' proprio negli Stati Uniti. Per un eventuale ritorno «devono essere formulate delle proposte concrete e, se ci sono, devono essere inoltrate alla parte russa per essere esaminate», ha replicato la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova.

Mentre per quanto riguarda i rapporti con la Cina, a creare nuove tensioni non è stata questa volta la guerra dei dazi, ma la decisione del dipartimento di Stato Usa di approvare la vendita di 66 caccia F-16 a Taiwan. Un'intesa da 8 miliardi di dollari, ha precisato Foggy Bottom, con cui Taiwan si è aggiudicata i caccia americani di ultima generazione prodotti dalla Lockheed Martin. Una mossa che ha irritato la Cina, la quale considera l'isola una «provincia» ribelle, destinata a riunirsi alla madrepatria anche con l'uso della forza, se necessario. E ora Pechino minaccia sanzioni a tutte le aziende a stelle e strisce coinvolte nella commessa.

Il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, ha ribadito che gli Stati Uniti «dovrebbero annullare immediatamente» la transazione ed evitare in futuro interazioni militari con Taipei: «Prenderemo tutte le misure necessarie per tutelare i nostri interessi», ha assicurato.

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