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Scossa ai tribunali e alle cause civili. Ma di Csm e prescrizione non si parla

Cautela sul tema più divisivo. Solo un generico richiamo a una "maggior efficienza" e allo smaltimento dell'arretrato cronico

Scossa ai tribunali e alle cause civili. Ma di Csm e prescrizione non si parla

Poca giustizia e soprattutto indolore. Nel suo intervento al Senato prima del voto di fiducia, Mario Draghi evita con accuratezza ogni tematica divisiva per la sua variegata maggioranza. E tra pandemia e fisco, parità di genere e ambiente, la patata bollentissima della giustizia resta in pentola a raffreddarsi. L'argomento viene citato solo una volta, e declinato nel suo aspetto meno conflittuale, la riforma della giustizia civile. Poche parole, verso la fine dei suoi 50 minuti di intervento. «Nel campo della giustizia le azioni da svolgere sono principalmente quelle che si collocano all'interno del contesto e delle aspettative dell'Unione europea», spiega il nuovo premier: «Nelle Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, la Commissione prosegue Draghi - pur dando atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, ci esorta ad aumentare l'efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l'applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell'arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione».

Punti sui quali nella maggioranza c'è armonia e spazio di manovra, a differenza di questioni come la riforma del Csm o il braccio di ferro, già in atto, sulla riforma della prescrizione. Per ora, insomma, le rogne restano nel cassetto, accogliendo gli inviti alla tregua arrivati anche da quanti, contrari alla riforma Bonafede, hanno concesso un'apertura di credito al nuovo governo congelando, per il momento, gli emendamenti «smonta-riforma» che erano stati inseriti per la votazione nel decreto Milleproroghe e che, pur non ritirati, non verranno «segnalati» per il voto. Un gesto di cortesia verso Draghi e verso la nuova inquilina di via Arenula, Marta Cartabia, già considerata la prova di una discontinuità del nuovo esecutivo sulla giustizia rispetto al Conte II. Ma le carte che il nuovo esecutivo intende giocare in quella che forse è la partita più delicata per il neo-premier restano, al momento, ben coperte, il discorso sulle linee programmatiche del governo non era il momento giusto per lo showdown. Toccherà aspettare, insomma, ma non troppo. Sono gli stessi eventi che reclamano un intervento in tempi ragionevoli per una riforma del sistema giustizia, come il caso Palamara, e i suoi riflessi, dimostrano ogni giorno: l'ultimo caso è l'accoglimento dei ricorsi contro la nomina di Michele Prestipino a capo della Procura capitolina.

L'ennesima prova che tra prescrizione, Csm, separazione delle carriere, il tema della giustizia, per divisivo che sia, non può che essere in cima all'agenda del governo Draghi.

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