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Se anche l'ovulo congelato diventa un benefit aziendale

Facebook e Apple offrono alle loro dipendenti la copertura delle spese per la fertilità. Così possono dedicarsi alla carriera

L'ultima frontiera dei benefit per i dipendenti arriva dalla Silicon Valley. Facebook e Apple copriranno le spese per permettere alle donne che lavorano con loro di congelare gli ovuli, potendo così decidere di concentrarsi sulla carriera, come i propri omologhi maschi, rimandando al futuro la possibilità di fare figli.

Il nuovo benefit aziendale è già operativo per le dipendenti di Facebook (alcune delle quali, secondo NbcNews, ne avrebbero già usufruito), e lo sarà da gennaio prossimo anche per Apple, arricchendo così i vantaggi che le due aziende già offrono in chiave familiare ai propri impiegati: la società di Zuckerberg e quella di Cupertino coprono le spese per trattamenti di fertilità e adozioni (Facebook regala anche ai neogenitori il «baby cash», 4000 dollari da utilizzare senza alcun vincolo).

Ma i due colossi non sarebbero soli. Anche altre aziende starebbero per offrire il rimborso della procedura di congelamento degli ovuli, e tra queste Microsoft e Citigroup, mentre Google starebbe a sua volta valutando di introdurre l'opzione dal 2015, come annunciato da Apple.

L'idea, sulla carta, è quella di offrire una possibilità in più alle donne per conciliare carriera e maternità, regalando loro la facoltà di stoppare per qualche anno l'orologio biologico senza farsi carico dei costi della crioconservazione degli ovociti, che sono rilevanti.

Per avere buone possibilità di successo, gli esperti suggeriscono di congelare almeno 18-20 ovuli. Per farlo, servono due cicli di raccolta che costano da 7 a 12mila dollari l'uno, a cui vanno aggiunte le tariffe per la conservazione in azoto liquido, che vanno da 500 a 3-4mila dollari l'anno. Una procedura non per tutte le tasche. Ma evidentemente, se di questi costi si fa carico la propria azienda (sia Facebook che Apple coprono fino a 20mila dollari per il trattamento), l'opzione di rinviare la maternità diventa più abbordabile, e probabilmente anche più appetibile per le aspiranti manager dei due colossi dell'informatica.

In molti negli Usa hanno salutato la novità come una potenziale rivoluzione, un'opzione che potrebbe cambiare le regole delle (im)pari opportunità, «livellando il campo di gioco tra uomini e donne» sul lavoro. L'attivista della crioconservazione degli ovociti Brigitte Adams, per esempio, ha spiegato a NbcNews che «conciliare una carriera di successo ai figli è ancora molto difficile», e che dunque offrendo questo benefit, Apple e Facebook dimostrerebbero di aver voluto «investire sulle donne», permettendo loro di costruirsi la vita che desiderano.

Non mancano, però, le voci contrarie al nuovo benefit. D'altra parte, mentre è possibile scegliere di concentrarsi sulla carriera e «mettere in ghiaccio» i propri ovuli per un non meglio definito momento futuro, non è possibile il processo contrario. Scegliere la maternità nel mondo altamente competitivo delle aziende hi-tech americane vuol dire compromettere o comunque ostacolare le proprie prospettive di avanzamento, e infatti i dipendenti delle grandi aziende della Silicon valley sono in prevalenza uomini.

La nuova opzione offerta da Facebook e Apple era stata già pronosticata e analizzata da Glenn Cohen, professore canadese della Harvard Law School, che sul suo blog, ad aprile dell'anno scorso, si era interrogato sul possibile movente delle aziende che avessero deciso di pagare per la crioconservazione degli ovociti delle proprie dipendenti. Domandandosi se quell'eventuale (e ora effettivo) benefit fosse davvero un passo avanti verso le pari opportunità.

O, invece, la prova conclamata che per le aziende «gravidanza e lavoro sono incompatibili».

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