Cronache

Se confondono le acque pure all'eroina dei mari

L'assurda vicenda di Catia Pellegrino: ha salvato migliaia di naufraghi. E l'accusano di omissione di soccorso

Se confondono le acque pure all'eroina dei mari

In questo strano Paese che vive all'incotrario può anche capitare di trovarti nei guai per aver fatto il tuo dovere o di trovarti sotto accusa per l'opposto di quello che sei. La procura di Agrigento, raccontano le cronache, sta indagando sul naufragio di un barcone con centinaia di persone a bordo, affondato il 13 ottobre di due anni fa nelle acque al largo di Malta. La nave più vicina in quel momento sarebbe stato il pattugliatore italiano «Libra», ma i soccorsi, è una delle ipotesi che vengono avanzate, sarebbero partiti in ritardo, più o meno quattro ore dopo, per una questione burocratica cioè su chi dovesse intervenire tra Roma e La Valletta. E così sotto indagine, insieme ad altre quattro persone, è finito il comandante della «Libra». Per omissione di soccorso, accusa gravissima se si considera che le vittime sono state 286.

Fin qui la cronaca. Se non fosse che il comandante della «Libra» non è un ufficiale come altri, ma un vanto vero del nostro Paese, premiato dal presidente Mattarella al Merito della Repubblica Italiana «per l'impegno nell'integrazione, nella legalità, nel soccorso ai migranti». Un'eroe del vivere moderno in questa terra sfortunata che ha bisogno di eroi. Catia Pellegrino, tenente di vascello, ufficiale dell'Ordine al Merito, è il primo comandante donna nella storia della Marina militare italiana, il capo donna di una nave di uomini, sessantacinque in porto e ottantaquattro in mare. E sono loro, dice lei, che fanno il comandante che è: «Superato il momento in cui sono scesa per la prima volta dall'elicottero e hanno visto che avevo i capelli lunghi poi non ci sono mai state differenze. Io per loro sono il comandante e basta». Non solo. La sua trincea è la linea di frontiera più bastarda che c'è, la linea del Mediterraneo, il cimitero dei migranti, il territorio di una guerra silenziosa. Come andare ai confini del male e trovarli sempre un po' più in là. Passa da un'emergenza all'altra, ogni giorno è una lotta, contro le emozioni, contro il tempo, contro il mare forza 5. Dice: «Non sono il soldato Jane» ma arrivare fin lì è stato un percorso di guerra. Salentina di origini, 39 anni, è arrivata su quella plancia dopo tredici anni di addestramento, missioni in Libano e Libia, operazioni di antipirateria, anche con la Nato. Ha sposato il mare «terrore e bellezza insieme, un compagno capriccioso che cambia in continuazione». Poi è arrivata Lampedusa. L'emergenza migranti che scatta in ogni momento, un esodo che non finisce mai, l'obbligo di dovercela fare più forte di ogni paura. Dal 2014 è ufficiale al comando del pattugliatore «Libra», proprio quello finito adesso sotto accusa, Mare Nostrum è la sua missione. Di barconi ne ha visti tanti, di vite ne ha salvate a migliaia, la sua esperienza è diventata un libro «La scelta di Catia», e un docufilm. «Solo quando salgono a bordo quegli uomini e quelle donne cominciano ad avere ad avere un volto, un'età, una storia. É lì che capisci di aver strappato alla morte degli esseri umani». La disperazione che diventa forza e mai panico.

Ora l'inchiesta, che mette sotto accusa per omissione di soccorso chi del soccorso ha fatto il suo dovere e la sua morale. Un atto dovuto, dicono, nato dalla denuncia di Mohammad Jammo, medico di un ospedale di Aleppo, che in quel naufragio, ha perso due figli, un'archiviazione del caso, è giusto dirlo, che pare prossima e inevitabile. Visto anche che l'accusa, obbiettivamente, fa acqua da tutte le parti..

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