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Se la figlia di D'Alema è nello staff di Della Valle

Dietro le quinte dello scontro politico. Giulia lavora da tre anni nella sede della Tod's a New York. E il padre spara a zero sul "nemico" Matteo

Se la figlia di D'Alema è nello staff di Della Valle

Roma - Prima che il Corriere decidesse ieri di concedergli il titolo di apertura della prima pagina («Renzi istruito da Verdini»), le ultime tracce lasciate da Massimo D'Alema (ex presidente del Consiglio, ex segretario del Pds, ex ministro degli Esteri) risalivano al 3 settembre: un colloquio con la sopravvissuta edizione online dell' Unità per lamentarsi di come il premier non avesse mantenuto la promessa di nominarlo Mister Pesc al posto di Federica Mogherini. Non era un bel segnale aver scelto come interlocutore il vecchio organo di partito in liquidazione per annunciare di essere ancora vivo politicamente, a dispetto dei necrologi vergati dagli adulatori di un tempo che oggi sono bellamente transitati alla venerazione di «San Matteo da Firenze».

Ma il líder Massimo ha un buon motivo per partecipare al cannoneggiamento di Palazzo Chigi deciso dalla corazzata di Via Solferino. Qualcosa di importante lo lega al Corriere e al suo azionista più scalpitante, quel Diego Della Valle sempre più in procinto di lanciarsi nell'agone politico. La figlia dell'ex premier, Giulia, lavora da tre anni come Marketing & Events specialist presso la sede newyorchese di Tod's, il brand creato dall'imprenditore marchigiano. Ipotizzare sommessamente un «debito di riconoscenza» nei confronti del fustigatore numero uno di Renzi non è un esercizio di dietrologia.

Alla luce di questa liaison non può perciò sorprendere l'inusitata scelta del direttore del quotidiano di Via Solferino, quel Ferruccio De Bortoli che mercoledì scorso attaccò Palazzo Chigi con un editoriale al vetriolo. La denuncia dello «stantio odore di massoneria» che promanava dal Patto del Nazareno tra Silvio Berlusconi e il premier-segretario del Pd ben si abbina a quel «Renzi istruito da Verdini». Il termine «istruire», infatti, appartiene al gergo massonico e simboleggia il progressivo apprendimento dell'«arte muratoria». D'Alema, perciò, ha accettato la lettura «mistica» dell'accordo tra Renzi e Berlusconi e ne ha approfittato per riproporre le proprie critiche sul Jobs Act e sull'articolo 18.

L'altra accusa mossa a Renzi è aver perso la sfida con Angela Merkel che controlla la politica europea e tiene sotto scacco il presidente della Bce, Mario Draghi. Insomma, come dice D'Alema: «C'è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all'Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti».

Emerge così la figura di un premier incapace ed eterodiretto: in buona sostanza le stesse tesi di Diego Della Valle, azionista del Corriere in lotta contro la «renziana» Fiat e che ieri ha utilizzato Corriere e Repubblica per far filtrare l'idea di una prossima «discesa in campo».

Il «rottamato» numero uno, sedotto e abbandonato sulla via di Bruxelles, si è così guadagnato un'ultima chance.

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