Politica

Se i grillini vanno al governo ci aspettano tasse e manette

Nel programma pentastellato c'è pure la patrimoniale. Ma col Tedeschellum non avrebbero la maggioranza

Se i grillini vanno al governo ci aspettano tasse e manette

Tasse e manette, manette e tasse. È questo, in estrema sintesi, il programma di un governo pentastellato se la formazione grillina riuscisse a farsi assegnare l'incarico dopo le prossime elezioni politiche. Il Movimento, in realtà, segue fedelmente il mantra secondo cui nessuna alleanza è possibile. Ma è altrettanto vero che il sistema tedesco, stando almeno ai sondaggi, non garantirebbe ai grillini nessuna maggioranza. Ecco, quindi, che una voce molto ascoltata dalle parti della Casaleggio&Associati, il direttore del Fatto Marco Travaglio, ha formulato nell'editoriale di ieri una proposta alternativa alla compagine guidata da Di Maio e Di Battista.

«In campagna elettorale - ha scritto Travaglio - il M5s e l'eventuale sinistra unita (Mdp, Si, Pisapia e gli altri alla ricerca del 5%, ndr) hanno due opzioni». La prima è denunciare un'eventuale grosse koalition, accontentandosi di fare la solita opposizione urlata. La seconda è «costruire qualcosa di serio e alternativo, dicendo prima del voto agli elettori che cosa si vuol fare dopo se i Cinque stelle arrivano primi e ricevono l'incarico, ma non sono autosufficienti». Il giornalista è interlocutore ascoltato dal Movimento, era titolare di una rubrica sul blog grillino e di recente è riuscito a far recepire nell'armamentario pentastellato la proposta dell'agente provocatore anticorruzione.

La strada proposta non si discosta molto dal sentiero tracciato da Beppe Grillo e propone qualche correttivo che potrebbe rendere gradita la proposta anche a chi scegliesse di votare a sinistra (sebbene la connotazione «rossa» sia abbastanza prevalente anche tra gli M5s). «Reddito minimo per chi cerca lavoro, lotta alla corruzione, magari con l'aggiunta della patrimoniale, per finanziare un piano di investimenti nella manutenzione del patrimonio naturale, immobiliare e culturale». L'invito, insomma, è quello a depotenziare la portata universale del cavallo di battaglia pentastellato: il reddito di cittadinanza da circa 20 miliardi associandolo comunque a una maggiore spesa pubblica e all'imposizione di una patrimoniale (che tanto piace anche all'Unione europea, ma questo Travaglio non lo ha scritto). Invertendo l'ordine degli addendi il risultato non cambierebbe comunque giacché la proposta del Movimento si basa su un pesante inasprimento fiscale soprattutto per i redditi elevati (dai 90mila euro lordi in su) e medi in quanto il reddito di cittadinanza si fonda su un taglio generalizzato di bonus e detrazioni.

La parte «manettara», che piace a Grillo e alla sinistra, è rappresentata dalla riforma della giustizia in direzione pro-magistrati con l'allungamento della prescrizione e l'inasprimento delle politiche anticorruzione, che generalmente implicano un maggior potere dei pm. Infine, «nuove politiche su energia e rifiuti» (auspicando che ciò non implichi nuovi disastri stile-Raggi) e «contestazione di alcuni trattari Ue» il che generalmente può interpretarsi come più spesa pubblica in deficit. In cambio la sinistra dovrebbe digerire «rigore e accoglienza sui migranti» riconoscendo a chi ottiene il diritto d'asilo la possibilità di frequentare scuole professionali e di svolgere lavori socialmente utili.

Nessun grillino ha commentato. Probabile che i suggerimenti siano stati graditi. In fondo M5s, sedendosi al tavolo della legge elettorale, ha imparato a fare politica. Ora deve imparare, secondo Travaglio, ad accettare un appoggio esterno.

Le lezioni di liberalismo, invece, non fanno ancora parte del corso di studi.

Commenti