Cronache

Se l'inciviltà della civiltà fa sparire 6 animali su dieci

Drammatici i dati sulla salute della biodiversità In 40 anni oltre la metà dei vertebrati è scomparsa

Se l'inciviltà della civiltà fa sparire 6 animali su dieci

«Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?». C'è una sorta di imprevedibilità nei rapporti causa-effetto in un sistema complesso. È l'effetto farfalla di Lorenz, una teoria matematica e fisica che fa parte della teoria del caos. Perché tutto è collegato, connesso. E anche un piccolo gesto può mutare gli equilibri in un'altra parte del mondo. Del resto, «un quarto di tutta la vita presente sulla Terra è sotto i nostri piedi». Ma se guardiamo a oggi, ci rendiamo conto che i mutamenti innescati dall'essere umano sul pianeta non sono poi così piccoli. E sono, soprattutto, veloci. E questi cambiamenti, nel tempo, possono causare anche a noi delle perdite. Pensiamo all'Amazzonia, polmone della Terra: ci fornisce ossigeno e ci mantiene vivi.

Il rapporto Living Planet, dal 1998, viene pubblicato ogni due anni in collaborazione con la Zoological Society di Londra, si basa su database internazionali delle popolazioni selvatiche di animali e misura lo stato della biodiversità globale attraverso un indice: quello del pianeta vivente. Calcolato su 4mila specie di mammiferi, rettili, anfibi e uccelli, l'indice mostra un declino della popolazione animale. Pesci, uccelli e mammiferi: il 60% della popolazione mondiale di vertebrati, secondo il report, negli ultimi 40 anni è scomparsa dal nostro pianeta. Estinta: sei specie su dieci tra il 1970 e il 2014 sono sparite. I problemi più grandi si registrano nel Centro e Sud America e nei Caraibi. Le minacce per le specie a rischio di estinzione sono molteplici: dall'agricoltura al sovrasfruttamento, dal degrado dei suoli all'inquinamento, dalle infrastrutture al cambiamento climatico, alle plastiche negli oceani, alle specie cosiddette invasive, trasportate dall'uomo dove prima non erano presenti, dighe, miniere. Il 90 per cento degli animali marini ha la plastica nello stomaco e la metà dei coralli di acqua superficiale del mondo sono andati persi negli ultimi tre decenni. A causa del bracconaggio per l'avorio, in soli cinque anni, dal 2009 al 2014, gli elefanti africani in Tanzania sono diminuiti del 60 per cento. La deforestazione nel Borneo, per far posto alle piantagioni di legname e olio di palma, ha portato alla perdita di 148.500 oranghi tra il 1999 e il 2015.

Il Living Planet report del Wwf illustra la situazione della biodiversità nel mondo. E la situazione appare disastrosa. Il report parla delle specie animali, specie scomparse tra il 1970 e il 2014 e inizia proprio con il nostro rapporto con l'ambiente, definendo la nuova epoca geologica come «antropocentrica»: l'uomo interviene sui cambiamenti climatici e modifica l'ecosistema. Volontariamento o no, siamo noi i fautori di queste cause nefaste. L'homo sapiens è la causa delle modifiche degli habitat naturali e della biodiversità. La nostra natura creativa e distruttiva ha provocato cambiamenti, piccoli e grandi. E questi cambiamenti, sempre se seguiamo la teoria dell'effetto farfalla di Lorenz, hanno provocato la scomparsa di parte del patrimonio naturale della Terra.

Ma se le specie di uccelli che vivono sulle vette del Perù, in un habitat incontaminato e non modificato dall'uomo, stanno scomparendo a causa del cambiamento climatico, possiamo osservare le cose da un altro punto di vista. Perché gli effetti delle nostre azioni non sono così distanti da noi.

E, se la vogliamo affrontare come faceva Lorenz, anche il piccolo battito d'ali di una farfalla potrebbe ridisegnare il futuro.

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