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Se nella Roma dei grillini pure il Natale è emergenza

Bufera sulla Raggi per «Spelacchio», il triste abete preso in tutta fretta e costato il triplo rispetto all'anno scorso

Se nella Roma dei grillini pure il Natale è emergenza

Il Natale è alle porte, e la classica spina nel fianco lascia il posto ad un ago. Un ago d'abete rosso, ben affilato, che punge sull'anca ossuta della sindaca di Roma. Pomo della discordia degli ultimi giorni è proprio lui, «Spelacchio», un alberello ancora sotto choc, strappato alla lussuria dei boschi della Val di Fiemme e fatto arrivare qui, nella grande grigezza di Roma. Tutti si lamentano perché, oggettivamente, ha una brutta cera, nessuno capisce quanto sia difficile per un forestiero ambientarsi nella grande metropoli. Nemmeno il tempo di prendere le misure con il nuovo monolocale, l'aiuola di piazza Venezia, e l'abete è già sulla bocca di tutti. Gliene dicono di ogni: brutto, triste, misero, spoglio.

Il soprannome «Spelacchio» nasce così. A fare il controcanto ai critici ci sono i nuovi Re Magi, quelli che non si accontentano di una cometa soltanto, ne adorano cinque e, per questo, si sentono molte spanne al di sopra dalla gente comune. Questi personaggi da presepe esultano di giubilo, perché Spelacchio è costato poco. E strillano beffardi: «La mangiatoia è finita». Poveri illusi. Scrive Virginia Raggi su Facebook: «Tutte le operazioni di montaggio e smontaggio sono espletate dal servizio giardini». Anche l'assessore alla Sostenibilità ambientale di Roma, Pinuccia Montanari, fa il copincolla e ripete a pappagallo la versione della sindaca: «Tutte le operazioni di montaggio e smontaggio sono espletate dal servizio giardini». A furia d'esser ripetuta una bugia diventa una verità. Almeno finché non escono fuori pezzi di carta come la determina dirigenziale numero 949 del 13 novembre 2017. Il documento rivela che le operazioni di «ritiro, trasporto eccezionale e posizionamento» di Spelacchio sono state tutt'altro che gratuite e che il Comune di Roma si è visto costretto a sborsare quasi 50mila euro. Roba da far impallidire l'abete dell'anno scorso, anche lui bruttissimo ma costato «appena» 15mila euro. Soldi intascati, tanto nel 2016 quanto nel 2017, dalla stessa azienda. La variatio cromatica di questo giallo a tinte verdi, è il fil-rouge che collega Spelacchio al suo predecessore: la Ecofast Sistema srl, azienda che anche quest'anno si è aggiudicata il lavoro. E che ha ottenuto l'incarico per affidamento diretto. Per fare prima, perché non c'era tempo e come si sa il Natale arriva a sorpresa. Come ricostruito da «Roma fa Schifo», infatti, «con una prima determina dirigenziale l'amministrazione si era dimostrata propensa ad una evidenza pubblica. Peccato che la determina sia stata pubblicata il 13 novembre per un lavoro che doveva essere portato a termine meno di 20 giorni dopo e così proprio nella stessa determina il Comune stesso individuava la possibilità trattativa diretta». Il bando di gara va ovviamente deserto e la scelta cade su Ecofast, a cui il Campidoglio offre 39.900 euro (100 euro in più e sarebbe scattato l'obbligo di gara).

Sul perché di questa anomalia c'è qualche ipotesi, forse così facendo Roma Capitale ha messo in pari i conti in sospeso con Ecofast che, lo scorso anno, ritoccò il vituperato allestimento dell'abete del 2016.

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