Cronache

Se il passeggero non allaccia la cintura la responsabilità è anche del guidatore

Conducente costretta a risarcire amica imprudente ferita in un incidente

Se il passeggero non allaccia la cintura la responsabilità è anche del guidatore

Se non allacci le cinture di sicurezza in automobile, peggio per te. E peggio per chi guida. Perché in caso di incidente quest'ultimo risponderà anche dei danni riportati dal passeggero che non abbia utilizzato il primo e più trascurato strumento di sicurezza passiva di qualsiasi vettura.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che con l'ordinanza 2531 dello scorso 30 gennaio ha stabilito che una guidatrice deve risarcire il 30 per cento del danno biologico e patrimoniale subito da una sua passeggera ferita in conseguenza di un incidente da lei provocato.

Una decisione che lascia inizialmente perplessi perché sembra ispirata a un paternalismo sciocco. Se il passeggero è un adulto, non può ignorare il rischio che corre rifiutandosi di allacciare la cintura, a prescindere che il guidatore insista o non affinché lo faccia. Ma in realtà leggendo le motivazioni della decisione della Suprema Corte si capisce che l'ordinanza non è priva di logica. E vedremo perché.

Prima di tutto però la storia. La protagonista è tale F.S., una donna che riporta dei seri danni fisici in seguito a un incidente stradale che si verifica in Calabria. La donna non è alla guida, è una passeggera e non ha la cintura di sicurezza allacciata. Malgrado ciò decide di portare in tribunale la società assicurativa (la Gan Italia Assicurazioni), il proprietario dell'autovettura, O.G., e la conducente, T.G. Il tribunale condanna i convenuti al pagamento di 25.800 euro a titolo di risarcimento del danno biologico (7721 euro), del danno patrimoniale futuro (16.385,30) e degli interessi sulla somma. Dopo l'appello interviene la Corte di Cassazione, che stabilisce che esiste un nesso causale non solo tra il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte del passeggero e il danno fisico, ma anche «tra la condotta del conducente del veicolo e la produzione del danno». Esiste in pratica un concorso di colpa fra le parti, e ciò vale a ridurre il risarcimento dei danni al 30 per cento della somma inizialmente stabilita. Il conducente, infatti, è responsabile dell'utilizzo delle cinture di sicurezza da parte del passeggero né più né meno come di ogni altro fattore possa mettere a repentaglio la sicurezza della «messa in circolazione del veicolo». In pratica la Suprema Corte ricorda che ogni guidatore prima di mettersi in moto deve assicurarsi che tutto sia a posto nella vettura. Così come non partirebbe accorgendosi di avere una gomma a terra o i freni guasti, così deve evitare di mettersi in viaggio se i passeggeri non allacciano la cintura. E se essi si rifiutano? In quel caso il guidatore può rifiutarsi di partire oppure farli scendere, ma non può aspettarsi che in caso di incidente il semplice fatto di aver chiesto a tutti di mettersi in sicurezza valga come deresponsabilizzazione totale. Anche perché se in questo caso si parla di un rilievo esclusivamente civilistico, in altre situazioni potrebbero esserci conseguenze penali.

Certo, in Italia non è facile immaginare che il guidatore si travesta da poliziotto imponendo regole rigide. Da noi infatti esiste una naturale propensione alla tolleranza in caso di trasgressioni come questa, diremmo addirittura una «solidarietà», quasi come se accettare il fatto che ognuno corra i propri rischi in nome di una malintesa libertà sia un segno di apertura mentale.

E del resto in Italia ancora molte persone ritengono una fastidiosa incombenza legarsi al sedile, fingendo di dimenticare che gli studi dimostrano che la cintura di sicurezza diminuisce sensibilmente il rischio di morte a seguito di uno schianto, con percentuali che vanno dal 25 al 65 per cento a seconda della posizione.

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