Cronache

Se persino un bacio (finto) scatena la rabbia dei gay

Se persino un bacio (finto) scatena la rabbia dei gay

Un bacio senza un abbraccio, dice un antico proverbio cinese è come un fiore senza profumo. Pensa addirittura se chi baci non esiste. Sembrava una genialata tecnologica quella che Calvin Klein si era inventato per la nuova campagna «My Calvins», l'amore a distanza, i baci che attraversano la materia, il reale che limona con il virtuale. Con la scusa di essere sempre un passo avanti il tempo la moda, regno di solito della provocazione, pensava stavolta di aver attraversato una nuova frontiera, di colpire dritto nell'immaginazione, di essere insomma nel futuro. Invece no. La modella americana Bella Hadid che bacia l'influencer virtuale Lil Miquela, una tipa che su Instagram conta un milione e mezzo di follower, invece di provocare cinguettii di ammirata eccitazione ha scatenato la furia dei social, di solito abitati dalla parte più isterica dell'umanità). Il motivo? Perchè usare per il bacio lesbo una modella che non c'è quando ci sarebbe la fila di belle fanciulle Lgbt in carne e ossa pronte a sostituirsi allo spettro virtuale? «Ci sono un sacco di modelli LGBT reali che potevano essere stati usati» la petulante lamentela che ha elettrizzato i tweet di mezzo mondo che non hanno per nulla apprezzato, con tutta evidenza, il cosiddetto «queer baiting», cioè usare come esca, per scopi di natura commerciale, quelle che si possono definire tensioni erotiche tra due modelli, uomini o donne che siano, per attirare spettatori, like e clienti. ) di Calvin Klein. Fa una certa tenerezza in effetti quello spot, che si muove con una musica tecno di sottofondo e una voce furicampo che spiega come la vita, se non l'amore stesso, apra tutte le porte, persino quelle impossibili, ma non l'orizzonte limitato di natura del politicamente corretto che non trova profondità nemmeno con la kriptonite. «Sogni che mai avresti pensato potessero esistere» insiste lo spot, di certo mai alla Calvin Klein avrebbero pensato di dover chiedere scusa per lo spot, evidentemente considerato offensivo come le adunate del Ku Klux Klan (o Klein?). Un lungo post su Twitter spiega che si è tentato di «esplorare la sottile linea che divide realtà e immaginazione». Ribadendo, per domarne le permalosità, di sostenere da sempre «i diritti della comunità Lgtbq».

Il bacio non si sa, ma di certo la polemica non sta nè in cielo nè in terra.

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