Politica

Se a proteggere i bambini c'è un orsetto di peluche

Massimo M. Veronese

Carol ha nove anni, i sorrisi negli occhi e i sogni di tutti bambini. Per farli però, i suoi sogni di bambina, deve dormire attaccata a un monitor cardiorespiratorio che le controlla i parametri vitali: frequenza cardiaca, temperatura corporea, ossigenazione sanguigna. I medici spiegano che Carol è una bambina «medicalmente complessa», che vuol dire tante cose e tutte difficili da curare, e che da quella scorta attenta e implacabile non si può staccare, ci deve convivere come con un compagno di banco, e fa niente se ti piace oppure no, non c'è signora maestra, al momento, che possa separarli.

Ma anche dove il tempo non passa mai, la stanchezza ti piega le gambe e i pensieri non sempre vanno dove devono andare, può scattare una scintilla, una piccola magia come uscisse dalle mani fatate di Trilli Campanellino, che illumina le stanze di luci. L'idea che cambia la vita. «Una sera - racconta Francesca Baldo, madre di Carol e presidente di Respirando - mentre Carol giocava con gli animaletti di Ikea, ha messo il topo, il suo preferito, sul dito, e si è addormentata più felice di quando era costretta a vedere la luce rossa del sensore». È stato un momento, il caso che accende l'idea, come la mela di Nwton. «Allora ci siamo detti: perché non farlo anche per gli altri bambini?».

Trasformare il peggio in meglio, la realtà in fantasia, capovolgere la partita. Così l'associazione ha presentato al responsabile del Sociale Ikea, Alberto Celotto, un progetto che prevede l'uso di pupazzetti da dito, rana, panda, leoni, tartarughe, orsetti, topi, elefanti e conigli, riconvertiti in copri-sensori per i bambini malati. Merito anche del professor Renato Cutrera, che è il primario dell'area semintensiva pediatrica del Bambino Gesù di Roma, se la multinazionale svedese, che da tre anni sostiene i progetti dell'associazione, ha regalato 5mila animaletti di peluche da mettere al dito ai reparti di neonatologia degli ospedali Santa Chiara di Pisa e di terapia intensiva del Bambino Gesù di Roma. Peluche che nascondono i sensori, la luce rossa dell'apparecchio che sparisce nel guscio di una tartaruga. D'accordo, c'è la sanità degli sprechi e dei privilegi, degli esami urgenti fissati per le calende greche e del personale che si assottiglia come polvere nella clessidra. Ma a volte da qui escono storie che sembrano un sogno.

Con un coniglietto che fa la guardia.

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