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Sea Watch 3, Rackete: "Non mi pento di nulla. Lo speronamento dovuto a fatica"

La Rackete si dice fiera di quanto ha fatto, ammettendo di aver abbattuto il muro “innalzato in mare dal decreto sicurezza bis”. La capitana si dice preoccupata da Matteo Salvini e dalle forze della destra radicale e sovraniste in Europa

Sea Watch 3, Rackete: "Non mi pento di nulla. Lo speronamento dovuto a fatica"

La capitana della Sea Watch 3, Carola Rackete, in una intervista rilasciata a Repubblica si dice molto soddisfatta di quanto compiuto, ammettendo solo l’errore della collisione con la motovedetta della Guardia di Finanza causata, a suo dire, dalla stanchezza.

"Non ho sbagliato ad entrare nel porto e nelle acque territoriali. L'unico errore è stata la collisione, nata dalla fatica. Comunque rifarei tutto quello che ho fatto, perché era il mio dovere".

La Rackete, che parla per la prima volta dopo la mancata convalida dell'arresto, sottolinea che non si aspettava l'opposizione fisica della motovedetta"perché era molto rischioso. Quando ho girato la Sea-Watch per avvicinarmi al molo pensavo che i finanzieri si sarebbero spostati. Ho provato a evitarli con una manovra, ma dal ponte di comando non vedevo bene la motovedetta. È stato un errore di valutazione, l'impatto poteva essere evitato: non sarebbe avvenuto se non fossi stata così stanca. Non dormivo da giorni, venivo svegliata ogni ora, perché c'era sempre qualcosa da decidere".

Stanchezza e fatica che le hanno tolto lucidità. Verrebbe da chiedere perché allora ha continuato a pilotare l’imbarcazione, con conseguente rischio anche per le persone a bordo.

In merito alle dichiarazioni del pm di Agrigento che aveva affermato che non c'era un effettivo stato di emergenza a bordo perché i casi medici gravi erano stati fatti scendere, la capitana ha provato a difendersi in modo alquanto vago: "Non hanno mai parlato con i naufraghi, né con i nostri dottori. Non avevano psichiatri che potessero valutare lo stato mentale del gruppo".

Per la Rackete, aver portato la Sea Watch 3 a Lampedusa è stata una grande vittoria politica. "Abbiamo abbattuto un muro. Quello innalzato in mare dal decreto sicurezza bis. Siamo stati costretti a farlo. Talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare diritti umani e portare leggi sbagliate di fronte a un giudice. In Germania sappiamo bene che ci sono stati dei periodi bui in cui i tedeschi seguivano leggi e divieti che non andavano bene: solo per il fatto che qualcosa è legge non vuol dire che sia una buona legge".

L’essere divenuta una figura conosciuta a livello internazionale sembra importare poco alla capitana. "Ho visto le mie foto ovunque, i graffiti, lo striscione a Notre Dame. Ma non mi sento un'eroina". L'importante per lei è agire per difendere ciò in cui si crede. "Spero che ciò che ho fatto sia di esempio per la mia generazione: non dobbiamo stare seduti ad aspettare, non siamo costretti ad accettare tutto nel silenzio e nell'indifferenza. Possiamo alzarci in piedi, possiamo fare qualcosa, usare il cervello e il coraggio. Se ci sono dei problemi, facciamo qualcosa di concreto per risolverli".

La Rackete, infine, si dice preoccupata dai toni che usa rackete e “dal modo in cui esprime le sue idee che violano i diritti umani. È pericoloso”. Lo scontro con il leader della Lega è solo all’inizio. Il leader della Lega, infatti, ha definito una sbruffoncella la giovane. Ques’ultima, spinta dall’onda emotiva del momento, replica: "Non mi sorprende, l'ho querelato per questo. E l'ho denunciato per istigazione a delinquere. I sovranisti sono tutti uguali: distorcono i fatti e li trasformano in opinioni. Le loro opinioni".

Ma il minstro dell’Interno non è l’unico bersaglio della giovane. “È tutta la destra radicale e sovranista che è così, dall'Ukip inglese all'Afd tedesco. A maggio in Sassonia c'è stata una sfilata di nazisti, in uniforme.

È terribile che accada in Germania, oggi".

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