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La Sea Watch è uno yacht: "Non può fare salvataggi"

La nave dei volontari registrata come scafo da diporto Trattenuta a Catania. La protesta: «Un atto politico»

La Sea Watch è uno yacht: "Non può fare salvataggi"

Fin che la barca va, lasciala andare. Ma non se contravviene alla normativa vigente. E così, malgrado le accuse da parte della Ong tedesca Sea Watch al governo italiano di volerla tenere lontano dal mare, per impedire nuove azioni di soccorso di migranti, sta di fatto che la Sea Watch 3, da cui giovedì sono sbarcati i 47 immigrati raccolti in mare quasi due settimane prima, resta ferma al porto di Catania e non può riprendere la navigazione. Dai controlli di prassi, infatti, la Guardia costiera ha rilevato «una serie di non conformità» in tema di sicurezza della navigazione e di rispetto della normativa inerente la tutela dell'ambiente marino.

Il governo sottolinea le irregolarità, che non consentono alla Ong di poter solcare il Mediterraneo in cerca di barconi carichi di stranieri, mentre dalla nave rimandano al mittente ogni accusa e tacciano l'esito del controllo come «pretesto», una manovra politica da parte del governo per impedire nuove operazioni di soccorso. La portavoce della Ong, Giorgia Linardi, sottolinea anche che «a Sea Watch non è pervenuta alcuna notifica di blocco amministrativo».

Il punto è che la nave della Ong tedesca risulta registrata in Olanda, paese di cui batte bandiera, come «pleasure yacht», «che spiega in un post su Facebook il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare». E ha aggiunto che «sostanzialmente è uno yacht» e in Italia la normativa non consente di utilizzarlo per i fini che si è prefissa la Ong. «Se tu, milionario, compri uno yacht scrive Toninelli - vai in navigazione per piacere, non per sostituirti alla Guardia costiera libica o di altri Paesi».

La Ong ammette che sono state riscontrate «alcune piccole attività da fare a bordo per ripartire in sicurezza», assicurando che «si possono svolgere nel giro di 24 ore e sono normali per uno scalo tecnico della nave», e poi fa una precisazione che ha il sapore di una sfida all'Italia, a cui ricorda che «la nave è una nave olandese sulla quale non si applica la giurisdizione italiana, per cui invitiamo il governo a non fare deliberatamente confusione in questo senso».

La Ong ha pubblicato su Twitter alcuni documenti per dimostrare che la nave è in regola, non solo come registrazione in Olanda, ma anche avendo subito dal 2002 a oggi 21 ispezioni, in cui «non è mai stata sequestrata» ma ci sono stati «solo problemi minori». E poi attacca l'Italia: «Non vogliono testimoni che raccontino che, senza navi di soccorso, le persone affogano nel Mediterraneo. Non vogliono che si sappia che le politiche italiane ed europee permettono naufragi».

Di tutt'altro avviso è il governo, che ritiene la presenza delle Ong un incentivo alle partenze con barconi fatiscenti, visto che saranno soccorsi a poche miglia dalle coste di partenza, con un conseguente maggiore rischio per la vita di chi parte.

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