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Dal Secolo breve al Millennio brevissimo

L'11 settembre la prima batosta, ora anche la Brexit

Dal Secolo breve al Millennio brevissimo

Ci fu una grande preoccupazione subito svanita (ricordate il Millennium Bug?), ma in quei mesi a cavallo del capodanno 2000 eravamo tutti festosi e ottimisti, fiduciosi che il nuovo secolo avrebbe accresciuto benessere, sviluppo, tranquillità, pace. L'umanità, a parte complicazioni in aree periferiche del mondo, sembrava destinata a un bell'impulso, rafforzato dalla fine del conflitto Est-Ovest, dalla crescita tecnologica e scientifica, da comunicazioni sempre più ampie e facili. Si guardava al futuro con speranza, la preoccupazione maggiore riguardava un oggetto misterioso detto buco nell'ozono e i catastrofisti temevano, al più, il cambiamento climatico, l'effetto serra.

L'Unione europea aveva appena inaugurato l'euro, spacciato come grande passo avanti dal trionfalismo dei capi e nello scetticismo di pochi. Si prospettava un rapido allargamento dell'Unione come panacea di tutti i mali, e lo si impose nel 2004 e nel 2007 nel trionfalismo dei capi eccetera, come sopra.

In Italia, nell'anno di grazia 2000, governava il centrosinistra, mentre il centrodestra era in attesa dell'immancabile ritorno di Berlusconi. Cani e gatti, guelfi e ghibellini, come da tradizione secolare, in un'alternativa tutto sommato quieta. Gli italiani compravano case e progettavano vacanze in posti esotici e tranquilli, come Sharm el Sheik.

Insomma, inaugurammo il secolo in una specie di luna di miele, ma l'ottimismo per il «nuovo millennio», come stucchevolmente si continuava a chiamarlo, durò poco. L'11 settembre 2001 - con quei due grattacieli in fiamme indelebili nella memoria del mondo e degli individui - cambiò tutto. Iniziò un conflitto fra radicalismo islamico e occidente, dagli esiti tutt'oggi imprevedibili, di certo non benigni. Volendo forzare i paragoni storici, ma rendendo l'idea, si può paragonare il potenziale di pericolosità di quell'evento all'ascesa al potere di Hitler, nel 1933. E ancora si festeggiava la morte di bin Laden, quando si scoprì che il conflitto aveva partorito il ben più pericoloso Isis, con il suo seguito di esodi e terrore.

Nel frattempo, nel 2008, è iniziata una crisi economica mondiale dalla quale non ci siamo ancora sollevati. Sembrava, dicevamo ancora pochi giorni fa, che ce l'avremmo fatta intorno al 2023. Ora, con l'uscita dalla Gran Bretagna dall'Unione Europea, sappiamo per certo che quella data si allontana, che si prospettano nuove crisi, nuove convulsioni, e peggiori. Tanto che neppure io, che a questa Europa non ho mai creduto, mi auguro che sappia morire, o rinascere, in pace e nel rispetto dei popoli. I popoli non possono correre, scrivevo su questo giornale vent'anni fa, tutti i grandi dittatori sono caduti perché hanno costretto i loro popoli a correre, tutti i popoli - come gli individui - hanno un carattere è una memoria storica che non possono essere cambiati con le forzature della legge. E l'esito del referendum in Gran Bretagna ne è la prova.

È doveroso un pensiero al ricordo di Ida Magli, che prevedeva lo sfacelo dell'Europa - inascoltata e derisa - già proprio vent'anni fa. Che questo riconoscimento di colpa collettiva ci aiuti a essere più attenti alle previsioni di chi oggi arriva a ipotizzare future e non lontane guerre - o guerra - in Europa. La guerra. L'incubo fra gli incubi, che è stato risparmiato a chi è nato dopo il 1945, cioè alla grande maggioranza di noi. Quella a cui ho pensato, sentendomi gelare il sangue, alla nascita di ogni mio figlio.

Apocalittico? La storia, maestra in una classe di asini, ci rimanda ai primi anni dell'Ottocento, iniziati nel sogno luminoso della rivoluzione napoleonica e conclusi con la restaurazione del 1814. Ci rimanda ai primi anni del Novecento, iniziati con la Belle Epoque e con il culto del progresso, e conclusi con la Prima guerra mondiale, nel 1914.

In questo secolo il '14 ci ha risparmiati, ma la cabala non ci consoli.

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