Cronache

La seconda vita di Linkedin tra ironia e like. Così il Covid ha cambiato la caccia a un lavoro

La piattaforma irlandese durante il lockdown è diventata ancora più social "Qui c'è una comunità, con un curriculum innovativo ho trovato un posto"

La seconda vita di Linkedin tra ironia e like. Così il Covid ha cambiato la caccia a un lavoro

Scambiarsi esperienze, condividere idee, trovare spunti e notizie utili per crescere a livello professionale e anche personale. Non solo un modo per trovare lavoro. Un'opportunità per raccontarsi, a volte senza filtri, con i propri successi e fallimenti lavorativi. È il nuovo mondo di LinkedIn che si evolve nell'anno della pandemia da Covid-19. Il social professionale di origine irlandese, nato nel 2002, in quest'ultimo anno ha raggiunto il record di 15 milioni di iscritti in Italia e 740 milioni nel mondo. A confermarci questo successo è Michele Pierri, news editor di LinkedIn Italia: «Fin dall'inizio della pandemia, abbiamo notato che tantissimi utenti hanno iniziato a condividere diverse storie su come è cambiata la loro vita lavorativa durante il periodo di quarantena. Nell'ultimo trimestre le sessioni sono aumentate del 30% e le conversazioni del 48%. La nostra community - aggiunge Pierri - si è riunita e si è sostenuta a vicenda nel trovare nuove opportunità, anche per quelli che possono essere stati licenziati a causa del Covid-19».

Per avvertire quest'atmosfera di «comunità» basta collegarsi anche solo una volta al giorno sul social per rimanere attratti dalla quantità di testimonianze e discussioni a cascata che si leggono dai lunghi post. Ora è il settimo social più usato in Italia. «LinkedIn ha un team editoriale per renderla una piattaforma fatta anche di contenuti per i suoi iscritti. Siamo oltre 75 giornalisti professionisti provenienti da tutto il mondo, per l'Italia oltre a me c'è il mio collega Marco Valsecchi. Ogni mattina pubblichiamo Notizie scelte, una selezione di informazioni di maggiore interesse per aiutare gli utenti a iniziare la giornata».

Ai suoi esordi era una piattaforma che raccoglieva un po' i curricula di tutti e dava spazio alle proposte lavorative delle aziende. È così che in molti ce lo ricordiamo. In parte lo è ancora, ma oggi da quei profili professionali viene fuori anche un po' di cuore grazie anche a quegli strumenti che il social mette a disposizione: lunghi post, commenti, articoli, stories, foto e video. E poi complice, forse, la quantità di tempo in più che ognuno di noi si è ritrovato a dover gestire insieme alle tante preoccupazioni sul futuro che hanno influito nella voglia di interagire con gli altri.

Ma la creatività può dimostrarsi, a volte, la strategia vincente per farsi notare anche da chi in realtà non ti sta proprio cercando. È il caso di Vittoria Sisca, 27 anni, laureata in Filosofia all'Università di Bologna nel pieno della pandemia: «Su LinkedIn ho fatto tutto con un post ironico prendendo spunto dalla trovata pubblicitaria simpatica del social media manager di Unieuro sulla promozione di una lavatrice - racconta Vittoria al Giornale - ho pensato che anche io potevo osare nell'utilizzare un linguaggio diverso in un social dalla comunicazione formale e, così, ho utilizzato il mio sarcasmo per provare ad attirare l'attenzione degli utenti. Ho personalizzato l'immagine di quella lavatrice in promozione tanto chiacchierata sul web, e gli ho messo sopra il bollino verde open to work tipico di chi deve segnalare che è alla ricerca di lavoro su LinkedIn. Oltre ai like e messaggi d'incoraggiamento è arrivato un commento con una proposta di lavoro da una giovane azienda. All'inizio pensavo non fosse vero, poi invece il colloquio c'è stato sul serio. Ci siamo sentiti per telefono ed ora lavoro come content marketer. Sono in prova e, se verrò confermata, avrò un contratto a tempo indeterminato».

Lei è la prova vivente che ciò che si sa fare può valere molto di più dei titoli che accumuliamo.

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