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Sei mesi per dirsi addio Il divorzio breve è legge

L'Italia si mette al passo col resto d' Europa: se la separazione è consensuale non bisognerà più attendere 3 anni per tornare liberi

RomaIl divorzio breve è legge. Dopo 41 anni dal referendum del 1974 e dieci di discussioni in Parlamento, l'Italia si mette al passo con gli altri paesi europei e con il sì definitivo della Camera approva un disegno di legge che rende più facile e veloce l'addio tra marito e moglie. Il provvedimento è passato a Montecitorio con 398 sì, 28 no e sei astenuti. A favore hanno votato Pd, Sel, M5S, Sc. Favorevoli Fi e Ap, che hanno comunque lasciato libertà di coscienza, come anche la Lega che si è però dichiarata contraria.

Non sarà più necessario, dunque, aspettare tre anni per dirsi addio, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Se la separazione è consensuale la nuova legge permette di proporre la domanda di divorzio dopo sei mesi, che decorrono dalla comparsa della coppia davanti al giudice. In caso di giudiziali, invece, la durata minima del periodo di separazione ininterrotta dei coniugi che legittima la domanda di divorzio si riduce da tre anni a dodici mesi. Il divorzio breve sarà operativo pure per i procedimenti in corso e prevede novità anche per la divisione dei beni: l'eventuale comunione si scioglie nel momento in cui il giudice autorizza marito e moglie a vivere separati. Durante una fase del lungo dibattito al Senato era stata stralciata una parte controversa del testo, quella sul cosiddetto divorzio lampo, che avrebbe consentito alle coppie che lo chiedevano di saltare la fase della separazione.

«Un altro impegno mantenuto. Avanti, è # lavoltabuona », scrive in un tweet il presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Questa è la bella politica», commenta il forzista Luca d'Alessandro. «La Camera scrive oggi una pagina di civiltà - aggiunge il correlatore della legge - e trasforma l'Italia da Paese arretrato sui temi etici a Paese maturo e al passo con gli altri Stati europei». Il divorzio breve piace anche agli «addetti ai lavori». «Finalmente il diritto di famiglia italiano entra in Europa», sostiene l'avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani. Anche l'avvocato Marcella Conte, esperto di diritto di famiglia, accoglie con favore la novità. «Era ora - sostiene - che si mettesse mano ad una legge così attuale eppure così antica, che non credo affatto svilisca il significato del matrimonio. La ritengo fondamentale perché una volta che i coniugi si separano i tempi di attesa per accedere al divorzio sono lunghissimi e in questo periodo è difficile la gestione della coppia soprattutto in casi di grande conflittualità. Questi tre anni rappresentano un tempo morto molto complesso, in termini burocratici e anche umani, che appesantiscono una situazione di coppia già compromessa. È una fase intermedia, ibrida, che non fa venire meno lo status di coniuge». Per la matrimonialista Patrizia Mittiga Zandri la nuova legge è un importante passo avanti per diminuire la conflittualità tra coniugi e anche per abbattere i costi dei divorzi. «Tempi lunghi tra separazione e divorzio - dice l'avvocato - non fanno che complicare le cose, spesso le donne in questo periodo si adagiano, magari neanche provano a cercarsi un lavoro tanto sanno che saranno mantenute, e i figli vengono sballottati da una parte all'altra. Mentre con il divorzio bisogna comunque dare un assetto definitivo alla situazione familiare.

Nell'atto pratico, poi, con i tempi della giustizia, bisognerà vedere se sarà possibile rispettare i tempi previsti».

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