Politica

«Sempre di più i genitori italiani che la chiedono per i figli malati terminali»

Enzo Cusmai

«Abbiamo nostro figlio che è nato con la spina bifida. Può aiutarci a farlo smettere di soffrire? Si può andare in Svizzera per l'eutanasia?». «Il nostro bambino ha 7 anni, ha la leucemia allo stato terminale e i medici hanno detto che, da adesso in poi, c'è solo sofferenza. Noi non vogliamo che muoia in un ospedale. Vorremmo l'eutanasia».

Il giorno dopo la notizia della prima «dolce morte» su un minore in Belgio, Emilio Coveri, presidente di Exit-Italia, l'associazione italiana per una morte dignitosa, racconta le due richieste di eutanasia per due minori ricevute nel corso della sua carriera di medico che favorisce il suicidio assistito. Le coppie sono entrambi del Nord ed erano disposte a tutto pur di non far soffrire ancora il loro figlio.

Ma cosa ha risposto Coveri a questi genitori? «Che mi dispiaceva molto non poterli aiutare. Innanzitutto perché in Svizzera è ammissibile solo il suicidio assistito che è impensabile peri minori. Il paziente stesso, infatti, deve potersi bere la bevanda letale da solo e di sua spontanea volontà. In 30 secondi si addormenta e nei 5 minuti successivi il barbiturico e il cloruro di potassio arrestano il cuore». Ma i genitori, bene informati, hanno chiesto anche di poter partire per il Belgio. «E io gli ho risposto che purtroppo non è possibile. Né in Belgio né in Olanda ammettono stranieri». In Belgio, per esempio. E' tassativo la residenza e il lavoro nel paese. Come il (o la) diciassettenne che ora non soffre più. Wim Distelmans, direttore del Centro di controllo dell'eutanasia ha spiegato che «Il minore soffriva di dolori fisici insopportabili. I dottori hanno usato dei sedativi per indurre il coma come parte del processo e poi hanno utilizzato il liquido letale. La storia è tutta qui: il ragazzo non ce la faceva più e ha chiesto di farla finita. I genitori si sono consultati con i medici e alla fine hanno proceduto. «Il principio dell'autodeterminazione è stato rispettato - spiega Coveri -. Non capisco perché il nostro Stato non ci offra la libera scelta quando non c'è più nulla da fare.

Cinquanta all'anno le richieste e aumentano sempre più».

Commenti