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Il Senato dice sì al reato di falso in bilancio. La parola passa alla Camera

Approvato ddl Corruzione. Renzi esulta su Twitter. Forza Italia: "Serve per fare propaganda"

Il Senato dice sì al reato di falso in bilancio. La parola passa alla Camera

Primo sì del parlamento alle norme contro la corruzione, il voto di scambio, il falso in bilancio e riciclaggio. L’aula del Senato ha dato il via libera al ddl con 165 sì, 74 no e 13 astenuti. Il testo passa ora alla Camera. Il provvedimento si basa su alcune iniziative parlamentari, a partire dal ddl Grasso depositato all’inizio della legislatura, il 15 marzo 2013. L’esame in commissione Giustizia ha portato ad ampie modifiche. Tra le novità, nel ddl vengono inasprite le pene per la corruzione e viene esteso il reato di concussione all’incaricato di pubblico servizio. Uno dei temi più dibattuti e su cui alla fine sono stati approvati in Commissione emendamenti del Governo, è la ridefinizione della disciplina del falso in bilancio. Questi emendamenti sono stati
confermati dall’Aula anche se in alcuni voti la maggioranza è stata sul filo.

Esulta alla solita maniera, scrivendolo su Twitter, il presidente del Consiglio Matteo Renzi: "Approvata la legge anticorruzione: stretta sui reati di mafia, falso in bilancio, aumentano le pene per la corruzione nella PA. #lavoltabuona". Soddisfatto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando: "Abbiamo rischiato e abbiamo vinto. Sapevamo che c’erano posizioni diverse e articolate", nota il Guardasigilli. "C’è grande soddisfazione per un traguardo che non era affatto scontato. Abbiamo rafforzato
gli strumenti di contrasto alla corruzione in ambito penale, è stato reintrodotto il reato di falso in bilancio", nel disegno di legge ci sono "norme articolate e severe", sottolinea. "Il rammarico è che non ci sia stata una convergenza più ampia e che non sia stato accolto l’appello all’unità su un tema così importante" come quello della corruzione, osserva ancora Orlando.

L'articolo 8 era quello più controverso del ddl, il primo del "pacchetto" sul falso in bilancio che riscrive la disciplina per le società non quotate. In caso di false comunicazioni sociali relative a fatti materiali rilevanti è prevista la reclusione da uno e cinque anni. Sel ha annunciato la propria astensione su tutti gli articoli del pacchetto sul falso in bilancio. L’Aula ha detto sì con 124 sì, 74 no e 43 astenuti. L’articolo riscrive l’articolo 261 del codice civile sulle false comunicazioni sociali e prevede che, ad esclusione delle società quotate che sono disciplinate dal successivo articolo 10 che sostituisce l’articolo 2622, "gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, al fine di conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali dirette ai soci o al pubblico, previste dalla legge, consapevolmente espongono fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero ovvero omettono fatti materiali rilevanti la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società o del gruppo al quale la stessa appartiene, in modo concretamente idoneo ad indurre altri in errore, sono puniti con la pena della reclusione da uno a cinque anni. La stessa pena si applica anche se le falsità o le omissioni riguardano beni posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi".

Su una maggioranza di 121 hanno detto "sì" a scrutinio segreto solo in 124. I "no" sono stati 74 e gli astenuti 43. Quattordici le assenze in Forza Italia al momento del voto. Tra queste: Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Niccolò Ghedini, Altero Matteoli. In Ap-Ncd non hanno partecipato alla votazione in 15 tra cui Gaetano Quagliariello, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Pier Ferdinando Casini. Per il Pd, gli assenti sono stati 17 tra cui Linda Lanzillotta, Nicola Latorre, Francesca Puglisi, Ugo Sposetti, Rosa Maria Di Giorgi. Forza Italia ha votato no: il senatore Giacomo Caliendo ha parlato di un "articolo incostituzionale" e di una "norma propaganda" del governo.

La maggioranza tiene per un pelo su alcune votazioni riguardanti il ddl. L’emendamento 10.311 a prima firma Caliendo, che chiedeva una modifica sul falso in bilancio, è stato bocciato solo per cinque voti voti al Senato. Molte assenze nei banchi azzurri. In missione i senatori Amoruso, Scilipoti e Villari; non hanno votato Bonfrisco, Cardiello, Fazzone, Floris, Galimberti, Ghedini, Minzolini e Verdini. Stessa situazione sull’articolo 10: quattro i voti di differenza. Il ddl è al rush finale delle votazioni.

Accuse e proteste del M5S, durante le votazioni, in merito ai "pianisti". "Aracri (Fi, ndr) ha votato per conto di Tarquini, sia oggi che ieri". A muvere l’accusa è Lello Ciampolillo, che ha fatto anche riprese in aula. Il presidente del Senato, Piero Grasso, ha comunicato che il voto di Aracri "non è influente" e, quindi, la "votazione è confermata".

L'articolo 9, che prevede l'applicazione della particolare tenuità del fatto e dell'istituto della lieve entità per le società non quotate (con pena "da sei mesi a tre anni di reclusione"), è stato approvato, a scrutinio segreto, con 146 voti favorevoli (95 contrari e otto astensioni). L’art.10, approvato con 182 voti a favore (85 contrari e 48 astenuti) modifica l’articolo 2622 del codice civile, e fissa la pena della reclusione da tre a otto anni agli amministratori di società quotate che si siano resi responsabili di false comunicazioni sociali. L’aula ha quindi approvato, con 205 sì, 56 no e un astenuto l’art. 11 sulle multe in termini di quote azionarie per i responsabili di falso in bilancio.

In serata il premier Renzi ha polemizzato duramente con il Movimento 5 Stelle. Ora il ddl anticorruzione "arrivi presto alla Camera e venga approvato in via definitiva". Un parlamentare, aggiunge rivolto al M5S, "se vuole combattere il malaffare, esercita il proprio ruolo.

Fare ostruzionismo e dire sempre no è un inganno che forse funziona il tempo di un click ma gli elettori sanno sempre riconoscere".

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