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"Il (vis)Conte è dimezzato. Basta malpancismi da sondaggio"

Il presidente della commissione Politiche dell'Ue, Dario Stefàno, sui Cinque Stelle: "Non si può essere alleati di chi decide di mettere fine all'azione del governo". La stoccata alla Lega: "Su Ius Scholae e Cannabis basta ricatti"

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Le giravolte del leader pentastellato, Giuseppe Conte, che dice di voler restare al governo ma continua a pungolare il premier chiedendo un "cambio di passo immediato" stanno facendo spazientire anche gli alleati del Pd. Dario Stefàno, senatore Dem e presidente della commissione Politiche dell’Unione Europea mette i puntini sulle i: "Non possiamo ragionare di alleanze con chi decide di mettere fine all’azione dell'esecutivo”.

I parlamentari grillini continuano a scalpitare in vista della fiducia al Senato sul Dl Aiuti, lo strappo di Conte è solo rimandato di qualche giorno?

"Diciamo che lo strappo di Conte non si è consumato. Voglio essere moderatamente ottimista e convinto che il senso di responsabilità non cederà il passo a quella che sarebbe una vera e propria sgrammaticatura".

Se il M5S si sfila dal governo è a rischio anche l’alleanza con il Pd?

"Su questo Romano Prodi è stato più che mai chiaro: non si può fare un ragionamento di alleanza strutturale e strategica con chi decide di mettere fine all'azione del governo Draghi. Questo governo nasce a valle di una crisi che ha investito il nostro Paese in termini economici e sociali e che oggi, con il conflitto in Ucraina, si tinge di colori ancora più foschi per le fibrillazioni internazionali molto preoccupanti".

Dalla lista che Conte ha consegnato a Draghi sono spariti temi fortemente divisivi come il termovalorizzatore e la questione delle armi all’Ucraina, è il frutto della vostra mediazione?

"Intelligenti pauca, dicevano i latini. Se si vuole trovare un'intesa, certamente, non bisogna cominciare mettendo i piedi nel piatto. Il documento, diversamente, sarebbe stato un ricatto, un ultimatum, e, come sappiamo, c'è un modo per tutte le cose.

C’è il rischio di un incidente sul voto di fiducia al Senato della prossima settimana?

"Spero proprio di no. Voglio credere che il senso di responsabilità abbia la meglio sugli spasmi di un malpancismo da sondaggio. È bene ricordare, infatti, che in quel provvedimento ci sono misure concrete di sostegno alle famiglie e alle imprese in difficoltà per il caro energia e per quella tassa occulta iniqua che è l'inflazione. Sarebbe un corto circuito totale, figlio di un massimalismo parossistico, far saltare queste linee di intervento a fronte di una posizione radicale su una misura, quella del termovalorizzatore, che inquadra una emergenza acclarata e sotto gli occhi di tutti. Sarebbe davvero poco sostenibile nell'interesse del Paese".

Si vocifera di nuove scissioni nel Movimento, Conte è un leader isolato?

"Ho sempre molto rispetto degli alleati e quindi non commento la Sua definizione ma prendo in prestito il titolo di un romanzo di Italo Calvino: "Il Visconte dimezzato". Vedo oggi in Giuseppe Conte una personalità divisa a metà: deve decidere se ripiegare su torsioni populiste, antisistema, del "Vaffa" come proposta e come metodo, oppure se mettere a frutto la sua esperienza istituzionale".

Dall’altro lato, la Lega ha annunciato che si metterà di traverso su Iusscholae e cannabis. Come si comporterà il Pd?

"Il Pd continuerà ad essere una forza parlamentare e democratica. È bene ricordare che l'esecutivo è cosa diversa e distinta dal Parlamento, che deve continuare ad operare nell'ottica delle sue prerogative. I due disegni di legge sono di iniziativa parlamentare per cui porre veti o ricatti al Governo - come fa Salvini - è davvero improprio. Anche in questo caso, il richiamo ad un senso di maturità e responsabilità credo non sia vano e soprattutto spero non cada nel vuoto. Lo Iusscholae non è tema di una parte: è una questione di diritti e di civiltà".

Le elezioni anticipate sono un’opzione?

"In estrema sincerità, faccio non poca fatica ad immaginare una formula ed un assetto di governo parimenti autorevoli ma alternativi a quello attuale, nel breve periodo. Ricordo prima di tutto a me stesso che abbiamo obblighi internazionali legati all'attuazione del Pnrr che sono stringatissimi così come ad ottobre avremo da presentare a Bruxelles una manovra di bilancio che non sarà per niente facile mettere insieme. Evito di aggiungere le ulteriori tare che completano questo set di impegni, come quella del conflitto ucraino e delle tensioni sui mercati finanziari che condizionano la nostra ripresa economica e pesano sulla tenuta sociale del Paese. aprire ad elezioni anticipate sarebbe molto più di un colpo di sole".

A proposito, con quale legge si andrà a votare nel 2023?

"La spinta verso un sistema proporzionale non è cosa recente, alla luce anche dell'evidenza che l'attuale sistema non si è dimostrato utile a garantire la governabilità. Da un punto di vista tecnico, ci sono i tempi per mettere mano, come anch'io sostengo da tempo. Detto questo, però, non mi sottraggo a due considerazioni che sono rispettivamente un timore e un auspicio. Il timore è quello che si possa aprire una sorta di vaso di Pandora che fino ad oggi è stato capace di contenere le singole tentazioni di rendere fit il sistema elettorale a quelle che sono le proprie tendenze di voto o almeno ciò che indicano i sondaggisti. L'altro, invece, è un auspicio riferito più che altro alla funzione di legislatore perché se è vero che l'attuale legge non ha funzionato per cui è giusto metterci mano, dall'altro trovo poco sostenibile immaginare che ad ogni legislatura ci si produca in una riforma del sistema elettorale.

Quindi, va messa mano, ma con coraggio, intelligenza e lungimiranza".

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