Politica

Il senatore ex grillino che vuol dimettersi ma non ci riesce mai

La strana storia di Giuseppe Vacciano, ex M5S

Il senatore ex grillino che vuol dimettersi ma non ci riesce mai

Da oltre un anno sta tentando invano di dimettersi dal Senato. Prigioniero di una poltrona che non vuole più occupare, disilluso dal sogno di una «democrazia orizzontale» a cinque stelle e ansioso di ritornare alla sua vita com'era prima di incrociare la politica.Giuseppe Vacciano, 44 anni, ex tesoriere del M5S, espulso e costretto ad approdare tra gli scranni del gruppo Misto, ci ride su, anche se comincia a perdere la pazienza. L'istanza con cui ha presentato le dimissioni il 22 dicembre 2014 è impantanata nella palude di provvedimenti in attesa di calendarizzazione a Palazzo Madama, dopo essere stata respinta per due volte dall'Aula. «Si sta prolungando la mia permanenza in questa istituzione oltre la mia volontà, e io non ho cambiato idea», denuncia. Originario di Latina, dipendente della Banca d'Italia in aspettativa prestato alla politica con la militanza nei primissimi meet up del Movimento Cinque Stelle, quando la creatura di Beppe Grillo non era ancora un partito e la conformazione che avrebbe assunto con il direttorio allora impensabile, Vacciano è un puro epurato.È il novembre 2014 quando in Parlamento il M5s inizia a prendere le sembianze di una struttura partitica con i cinque del direttorio, e il senatore non riconosce più «lo spirito degli inizi». Vede la strada imboccata dal movimento «allontanarsi» sempre di più dalla «base» e dalla sua missione. Decide dunque per «coerenza» di rimettere il mandato, «pur disponibile a rimanere nel gruppo fino al via libera dell'Aula» al suo «licenziamento». Mai avrebbe pensato che un anno dopo si sarebbe trovato ancora senatore. Invece i mesi passano, Vacciano reo di dissidenza viene espulso e approda nel Misto in attesa che il presidente Grasso metta in agenda le dimissioni. Puntualmente respinte, come da prassi, la prima volta. Ci mettono però altri sette mesi per ritornare al voto, e anche in questo caso, a settembre 2015, vengono bocciate. C'è addirittura chi maligna che a ostacolare la «liberazione» nel segreto dell'urna sia una certa maggioranza insofferente all'ingresso a Palazzo Madama di un'altra ortodossa anima grillina, visto che lo scranno spetterebbe al primo dei non eletti. Ma il senatore fuga i dubbi: «Ho sempre votato e continuo a votare in linea con il movimento. Vorrei semplicemente tornare al mio lavoro», e sì, chiarisce «con la politica ho chiuso». Forse è proprio questo a scandalizzare, punge Vacciano, «il fatto che si possa rinunciare alla poltrona, mentre io considero la dimissione politica una scelta nobile». Dei solleciti che ha inviato al presidente dell'emiciclo, Pietro Grasso, ha perso il conto. «Ho fatto ripetutamente presente che questo stallo è una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini a cui intendo restituire un rappresentante della forza politica con cui sono stato eletto. Trovare uno spazio per una votazione di pochi minuti non credo rappresenti un problema».

Chissà se la terza, se verrà, sarà davvero la volta buona.

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