Cronache

Dal Senegal per il pallone. Un sogno gettato in mare

Doudou, 14 anni, messo su un barchino dal padre per inseguire la serie A. È morto nella traversata

Dal Senegal per il pallone. Un sogno gettato in mare

«L'hanno gettato in mare perché si era ammalato». Doudou Faye, 14 anni, giovane «Leone della Teranga», dal Senegal all'Italia col sogno del calcio è stato inghiottito dall'oceano. Ce l'hanno lanciato, come fosse un pacco difettoso. Un carico che avrebbe potuto dare problemi all'arrivo in Europa. Da clandestino, certo. Ma con un talento e una storia alle spalle pulita. Un sogno da terzino. Giocare, rincorrere un pallone in una squadra italiana. E un padre che si è affidato alle persone sbagliate per bruciare le tappe di un percorso che lo vedeva già in pole nel città dove abitava: M'bour, 80 km a sud di Dakar.

Lo hanno fatto salire forse controvoglia su un barchino. Dalle coste del Senegal sarebbe dovuto passare dalla Spagna. Ma in Europa non è mai arrivato. È morto: malato e senza assistenza, vittima dei trafficanti e di un genitore che non ha avuto neppure il coraggio di dire in casa cosa aveva architettato per il piccolo Doudou. La madre non ha potuto dirgli neanche addio.

La storia sconvolge il Senegal da giorni, da quando, oltre alla notizia, è emersa la responsabilità del papà Mamadou Lamine Faye, arrestato mercoledì per aver causato indirettamente la morte del figlio e per «complicità nel traffico di migranti». La vicenda è diventata il simbolo di un Paese in difficoltà, di un'Europa ammaliatrice che si scontra con le immagini delle drammatiche fughe clandestine; barconi, barchini, gommoni. Si stimano più di 1.500 migranti intercettati nei giorni scorsi sulle coste del Senegal, alcuni morti nelle stesse circostanze del ragazzino che sognava il calcio con la promessa di un club pronto ad accoglierlo nel suo vivaio.

Voleva soltanto seguire le orme dei grandi, quei «Leoni della Teranga» che hanno reso il Senegal un posto in cui crescere fieri della propria appartenenza nazionale, sviluppando un talento, sfidando la miseria. Doudou giocava nel centro sportivo fondato da Patrick Vieira, la Diambars Academy diventata un simbolo di speranza per il Paese. Al Sunday Mirror, l'ex centrocampista di Juve, Inter e Arsenal spiegò tempo fa che in Africa ci sono molte scuole-calcio, «dove però i bambini svendono i loro sogni, spesso portati via dalle famiglie e mandati in Europa con la speranza di fare soldi e se non ci riescono finiscono sulle strade senza lavoro né futuro. Alla Diambars invece non si gioca solo, si pensa alla crescita e allo sviluppo del ragazzo attraverso studio ed educazione, così se fallisce con il pallone ha la possibilità di fare altro».

Peccato che i sani princìpi di un'accademia sostenuta da simili testimonial (anche campioni come Jimmy Adjovi-Boco e Bernard Lama), aperta nel 2003 a Saly e con agganci seri e proficui nel calcio europeo, siano stati surclassati dalla brama di un genitore. Alcuni aguzzini hanno infatti lasciato credere al papà di Doudou che c'era una squadra pronta già oggi a dargli una maglia da professionista. Tappeti rossi, fama e soldi. Nulla di confermato dalle autorità. Era probabilmente una bugia, usata chissà quante altre volte da trafficanti senza scrupoli.

Doudou si è ammalato poco dopo la partenza. I pochi testimoni giurano che fosse già morto quando l'hanno scaraventato in mare: questa la versione ufficiale. «Si chiamava Doudou, aveva 14 anni. Suo padre l'ha piazzato su un barchino per dargli una possibilità di successo nella vita. L'Atlantico l'ha bevuto in un solo sorso, come mille altri nostri giovani inghiottiti dal Grande Blu», ha scritto il regista senegalese Maky Madiba Sylla su Facebook. A fine ottobre, il padre di Doudou aveva trovato i 250mila franchi CFA (circa 380 euro) chiesti dai trafficanti per trasportare di notte il suo bambino insieme a decine di altri. In barca fino in Spagna. «Scalo» alle Canarie. Qui altri passeur sfruttatori della miseria avrebbero dovuto avvicinarlo all'Italia. Dalla terza media e dal campetto è finito invece su un barcone.

Così è affogata questa giovane perla senegalese.

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