Politica

Quella sentenza della Cassazione che può salvare i fondi del Carroccio

I giudici: no al sequestro di soldi "futuri" se non c'è nesso diretto col reato

Quella sentenza della Cassazione che può salvare i fondi del Carroccio

La Cassazione sconfessa la Cassazione. E, sia pure indirettamente, alleggerisce la pressione sulla Lega e sui conti del Carroccio. Una tenaglia implacabile: da una parte la ricerca spasmodica del presunto tesoro di 49 milioni che sarebbe finito almeno in parte nei paradisi fiscali del Lussemburgo; dall'altra i due verdetti con cui la Suprema corte nei mesi scorsi ha ordinato la restituzione di quei 49 milioni fino all'ultimo centesimo. Convogliando verso la Procura di Genova, che aveva innescato quel procedimento giudiziario, non solo quel che resta di quelle somme, ma addirittura anche tutto quello che entrerà nelle casse di via Bellerio in futuro. Fino a coprire quei 49 milioni per cui il vecchio leader Umberto Bossi è stato condannato insieme all'allora tesoriere Belsito per truffa.

Ora in tutt'altra vicenda, ambientata sulla Riviera ligure, ecco il colpo di scena: è vero che i soldi sono «fungibili», come dicono i tecnici del diritto, e dunque è possibile bloccare una cifra equivalente a quella che si cerca, ma ci deve essere un nesso «pertinenziale» con l'illecito commesso. E si deve fotografare la situazione al momento dell'accertamento. È esattamente quel che sostenevano gli avvocati del Carroccio, annunciando dopo la bocciatura della loro tesi un ricorso alla Corte di Strasburgo.

Adesso la sesta sezione penale della Cassazione bacchetta a distanza i colleghi. E lo fa accogliendo l'istanza di una signora che a Varazze aveva aperto in un albergo una casa di riposo senza la necessaria autorizzazione prefettizia. Per questo si era disposto il sequestro di qualunque somma, fino a raggiungere i 189mila euro del reato.

La ricorrente - notano gli ermellini nel verdetto pubblicato nelle scorse settimane ma sfuggito ai radar dell'opinione pubblica - non ha torto nel contestare il provvedimento del tribunale del riesame nel punto in cui «non distingue fra le somme già esistenti, al momento dell'esecuzione della misura, nei conti e nei depositi nella disponibilità dell'indagata, e le ulteriori somme che sarebbero entrate nel patrimonio della prevenuta in epoca posteriore a quella data».

È proprio il nervo scoperto nell'assedio alla Lega. Autorevoli giuristi, come l'ex pm veneziano Carlo Nordio, avevano espresso critiche serrate perché in questo modo si saltava qualunque legame fra il reato e i soldi da sequestrare. Proiettando perfino nel futuro la caccia al bottino che per la Lega non esiste più perché quei 49 milioni sarebbero stati spesi negli anni scorsi.

Per carità, i vertici del Carroccio e la Procura di Genova hanno poi raggiunto un accordo per saldare il debito in comode rate spalmate nell'arco di quasi ottant'anni, ma in questo modo tutto quello che finirà nei salvadanai del partito - dalle donazioni alle quote dei tesseramenti - servirà nei prossimi anni non per le necessità della Lega di Salvini ma per far fronte all'interminabile successione delle rate, predisposte per tamponare le disavventure della Lega bossiana. «Il collegio - si legge nel testo - non ritiene sia condivisibile l'indirizzo interpretativo seguito da una parte della giurisprudenza di legittimità, secondo la quale sarebbe sempre possibile estendere sine die, gli effetti dell'originario provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca». Se invece si seguisse il criterio sposato dai giudici della Lega, «il vincolo finirebbe per colpire indiscriminatamente somme che, proprio perché percepite lecitamente e in maniera cronologicamente del tutto scollegata dall'illecito commesso, non possono essere qualificate come profitto accrescitivo, cioé come disponibilità monetaria accresciuta in conseguenza del profitto del reato». Dunque, si volta pagina e si dissolvono le ombre che nemmeno una pronuncia delle Sezioni unite aveva chiarito.

«È un passaggio importantissimo - spiega al Giornale Nicola Madia, giovane e brillante penalista romano - che riapre inevitabilmente il dibattito sui conti e i sequestri in casa della Lega».

Commenti