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Senza Matteo bis. Il Colle punterà su Cantone

Uno sceriffo a Palazzo Chigi per tenere la barra dritta in un momento particolarmente delicato

Senza Matteo bis. Il Colle punterà su Cantone

Renzi invita a non usare il metodo Bubka: basta, dice, alzare l'asticella dello scontro politico. Il problema è che il primo ad accendere la miccia è stato proprio lui. Non è un caso che, come sparring partner nei dibattiti televisivi, stia usando i giornalisti che, sulla carta, sono suoi grandi avversari come Travaglio e la «riabilitata» Bianca Berlinguer: le scintille sono, così, assicurate. In questo modo Matteo cerca disperatamente di ribaltare i sondaggi del prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre che continuano a indicare una vittoria dei No, con una buona fetta di indecisi che possono trasformarsi nel gol della salvezza in zona Cesarini.

La tattica del sindaco d'Italia appare chiara. In un primo tempo ha puntato tutto su La7 di Cairo per, poi, atterrare, morbido, in Rai: oggi, tra Giletti, Semprini e notiziari, il presidente del Consiglio sta spronando il cavallo di Viale Mazzini fino allo sfinimento. Sembra, però, che tutto l'attivismo di Matteo non stia dando i risultati sperati, anzi più si dà da fare, più perde consensi. Semplici sensazioni? Non direi perché fonti di prima mano mi confermano che sul Colle e dintorni è già cominciato il tam-tam: cosa potrebbe succedere se il Sì rimediasse una cocente sconfitta? Sono stati avviati anche pour parler ufficiosi con le forze di minoranza per comprendere la strada migliore da percorrere. A tutt'oggi, le dimissioni del governo non sarebbero solo un atto dovuto. È probabile, comunque, che il presidente della Repubblica possa cominciare dal conferimento di un mandato al premier uscente per esplorare la possibilità di un Renzi-bis. Ma se ci fosse una fumata nera, ecco la carta di riserva: il presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone, alla guida, magari, di un governo-ponte di tecnici. Insomma, uno sceriffo a Palazzo Chigi per tenere la barra dritta in un momento particolarmente delicato.

L'ipotesi non appare fantascientifica. I risultati finora ottenuti dal magistrato napoletano, a cominciare dall'operazione-pulizia durante i lavori dell'Expo di Milano, sono stati più che lusinghieri. Con un Paese soffocato dal malaffare, potrebbe essere l'uomo giusto al posto giusto. Del resto, nel gennaio 2015 molti avevano fatto il nome di Raffaele per salire sul Colle al posto di Napolitano. Poi Renzi preferì Mattarella anche se Cantone, l'anno prima, era stato indicato proprio da lui all'Anticorruzione. Quando, al termine dell'esposizione universale, lo intervistai, il magistrato mi disse che Milano stava creando gli anticorpi morali di cui aveva bisogno. Adesso si tratta di rafforzare gli anticorpi del Paese intero: gli interventi di Cantone sono già a 360 gradi, compreso anche il cartellino rosso ad alcune assunzioni in Rai.

Da Palazzo Chigi, con un governo-ponte in vista delle prossime elezioni politiche, la visuale dello sceriffo potrebbe diventare davvero completa senza le cantonate di un governo dei tecnici. Scelta politica a parte (e, in questo caso, sta continuando a scaldare i motori Franceschini), l'unica alternativa a Catone sarebbe ancora Mario Draghi, ma il presidente della Banca centrale europea non intende lasciare Francoforte prima della scadenza naturale del suo incarico.

Si sta, quindi, puntando sullo sceriffo dell'Expo con un altro esecutivo tecnico: peccato solo che, come Mario Monti, Raffaele indossi il loden.

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