Economia

Senza tagli alle tasse sarà un salto nel buio

Che fine faranno le promesse di sgravi fiscali? Si fanno i tagli di spesa corrente?

Senza tagli alle tasse sarà un salto nel buio

Renzi e i suoi amici ieri hanno fatto di tutto per nascondere la verità sui dati di luglio della produzione industriale. Volevano far credere che l'aumento di 0,4 punti sul giugno è una bella notizia. Ma era una brutta nuova che ha indotto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan a dichiarare che ribasserà la previsione di crescita del Pil per il 2016 fissata in +1,2% nella legge di Stabilità. Stando ai dati della produzione industriale di luglio, la crescita del Pil del 2016 è stimabile fra il +0,6 e il +0,8%. Infatti l'aumento di +0,4% di luglio su giugno comporta una riduzione di 0,5 del trimestre maggio-luglio sul quello febbraio-aprile, perché nel maggio e giugno la nostra produzione industriale è calata di 0,9%. A causa di ciò, il dato di luglio 2016 è di -0,3% rispetto al luglio 2015. Senza un recupero entro dicembre, potremmo mangiarci quasi tutti gli 0,6 punti di crescita di produzione industriale sin qui acquisiti. Ci può aiutare il migliorato flusso del turismo, dovuto ai fattori politici che sconsigliano viaggi in luoghi una volta considerati allettanti. Tale flusso può generare anche un indotto di acquisti di prodotti della nostra industria nei settori a cui si indirizza la spesa dei turisti. Ma non si tratta di gran che. Quanto sarà la correzione ufficiale del Pil? E di quanto sarà la manovra correttiva per il 2016 a ciò connessa? Ogni 0,1 di Pil vale un po' più di 1,7 miliardi. In teoria, la manovra occorrente si situa fra 7 e i 10 miliardi, per il Pil in termini reali, cioè a prezzi invariati. Ma l'entità della manovra può raddoppiare se il tasso di inflazione per il 2016 che il governo aveva stimato in +1% sarà solo +0,5% perché allora si dimezza la quota di aumento in valore del Pil, a parità di volume. Ciò comporta altri 8-10 miliardi di correzione eventuale. Tutto ciò si riverbera sul 2017 doppiamente: perché il Pil del 2017, a parità di tasso di crescita, parte da un livello più basso. Inoltre il Pil del 2017 verosimilmente avrà un ritmo rallentato. Che fine faranno le promesse di sgravi fiscali? Si fanno i tagli di spesa corrente? Si rilanceranno davvero gli investimenti o si tratta di piani di carta con nomi altisonanti? La Commissione europea darà nuova flessibilità? Renzi, comunque, intende prendersela. Ma i mercati finanziari reagiscono a ciò negativamente penalizzando i nostri titoli bancari e altri titoli nelle quotazioni di Borsa, se si tratta di società che detengono quote significative debito pubblico italiano. Il fatto che l'occupazione sia aumentata mentre il Pil cresce poco implica che la produttività del lavoro è diminuita. In parte ciò si spiega con il fatto che l'offerta di servizi personali va meglio di quella dei beni in cui la produttività è maggiore, ma in parte col fatto che il Jobs Act ha irrigidito il mercato del lavoro rispetto alla precedente situazione. Ciò, mentre per far ripartire l'investimento delle imprese occorre una flessibilità maggiore del lavoro, che ne aumenti il rendimento tramite contratti a livello locale e aziendale e tramite il riferimento alla produttività, che va agevolata fiscalmente. La flessione della produttività fa sì che i nuovi investimenti in questi anni siano di meno degli ammortamenti. Il Pil così ristagna. Il governo cerca il rimedio nelle pensioni anticipate. Ma dovrebbe correggere il Jobs Act, detassare gli immobili, abbassare le aliquote alte, adottare procedure snelle per far ripartire le opere pubbliche. Renzi dice che intravede la possibilità di un salto in avanti.

Ma è un salto nel vuoto: parole, solo parole. Lo capisce l'attuale ambasciatore Usa?

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