Cronache

Sequestrata e molestata: un'altra donna vittima della violenza dei migranti

Sequestrata e molestata: un'altra donna vittima della violenza dei migranti

Sarà che la violenza del migrante nei confronti di una donna è derubricata a danno collaterale dell'accoglienza, evviva l'accoglienza, perciò non fa notizia, o meglio non deve, fatto sta che le aggressioni perpetrate dai maschi giovani e virili, sospesi nel limbo dell'attesa infinita di valutazioni e ricorsi, si moltiplicano. A pagarne le spese sono soprattutto le donne: quelle schierate in prima linea sul fronte della gestione dei migranti, del soccorso e dell'ascolto diventano vittime della forza fisica e dell'impulso sessuale.

Basta compulsare le pagine della cronaca locale, l'ultimo episodio è avvenuto alla periferia di Giugliano, in provincia di Napoli, dove un giovane nigeriano di 25 anni, ospite del centro di accoglienza locale, si è introdotto nell'ufficio di una operatrice, ha bloccato la porta e ha abusato sessualmente di lei. Adesso l'uomo è ristretto a Poggioreale e sarà presto espulso, la signora 62enne fa i conti con la sindrome post traumatica.

Agli inizi dell'anno abbiamo assistito alla presa in ostaggio di venticinque operatori, tra loro diverse donne, nella struttura di Cona nel veneziano. Un'azione in stile guerriglia, con i migranti che staccano la corrente, appiccano il fuoco, urlano frasi incomprensibili al punto che gli operatori impauriti si barricano nei container. «Per un po' ha funzionato il sistema elettrico di emergenza ha raccontato un'operatrice ma da qualche ora siamo al freddo e al buio. Se tentassimo di riavviare l'impianto di illuminazione esterno rischieremmo di essere aggrediti. Ogni tanto qualcuno prende a pugni la porta, siamo terrorizzati. Urlano e alcuni hanno in mano delle spranghe. Ci hanno detto: stanotte dormirete qui».

Presa in ostaggio pure a San Michele di Ganzaria, nel Catanese, dove quattro migranti di età compresa tra i 14 e i 17 anni, al fine di ottenere con un giorno di anticipo la cosiddetta «pocket money», la paghetta, si sono armati di bastone e hanno sequestrato quattro operatori, incluse due donne, segregandoli in una stanza chiusa a chiave.

Analogo copione a Sarule, nel Nuorese, all'interno dell'agriturismo Donnedda, temporaneamente trasformato in centro d'accoglienza: pure qui cinque ospiti, tutti africani, hanno tenuto in ostaggio la mediatrice culturale e dopo alcune ore di trattativa con le forze dell'ordine - oggetto del contendere ancora la benedetta paghetta - la donna terrorizzata è stata liberata.

A Carpineto invece un nigeriano di 30anni ha malmenato l'operatrice in pieno giorno, l'accesso d'ira è stato poi giustificato con l'insoddisfazione per i pasti serviti. Chissà che cosa sarebbe accaduto se non fossero intervenuti tempestivamente gli astanti.

A Calais un'interprete 38enne, traduttrice di lingua pashtu, è stata stuprata da un migrante, con la complicità di altri due, sotto la minaccia di un coltello.

Finale tragico invece in Svezia dove un'operatrice 22enne durante il turno di notte è stata accoltellata da un 15enne richiedente asilo in un centro di accoglienza per minorenni a Moelndal.

Pare che alle origini dell'aggressione ci fosse stato un diverbio, la ragazza è morta.

Commenti