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Seul si prende l'Interpol. Schiaffo al Cremlino: bocciato l'uomo di Putin

Eletto il nuovo presidente dopo la sparizione di Hongwei. Stop a Prokopchu per paura di abusi

Seul si prende l'Interpol. Schiaffo al Cremlino: bocciato l'uomo di Putin

«Sarebbe come mettere una volpe a controllare un pollaio», aveva denunciato pochi giorni fa un gruppo bipartisan di senatori statunitensi. Un russo alla guida dell'Interpol, l'organizzazione internazionale di polizia: Mosca ci sperava, il resto del mondo un po' meno, in primis dissidenti e attivisti anti-Putin. Alexander Prokopchu, fino a ieri numero due dell'agenzia ed ex funzionario del ministero dell'Interno russo, sembrava il candidato favorito. E invece l'assemblea generale, che ieri ha riunito a Dubai i delegati dei 195 Paesi membri, alla fine gli ha preferito l'unico sfidante, il sudcoreano Kim Jong-yang. Un fantoccio, secondo il Cremlino, messo lì all'ultimo momento dietro pressione degli Usa per non far eleggere Prokopchu. Una mossa, per l'Interpol, che mira a riconquistare un po' di quella trasparenza e di quella credibilità perse negli ultimi tempi.

I problemi, per l'organizzazione, non sono cominciati con le ultime elezioni. Perché se di elezioni c'è stato bisogno, è perché il presidente uscente è sparito nel nulla. Di Meng Hongwei, cinese, si sono perse le tracce a settembre; alcuni giorni dopo il governo di Pechino ha fatto sapere che l'uomo era stato arrestato con l'accusa di corruzione. Non esattamente il bigliettino da visita che ci si aspetterebbe dal coordinamento mondiale di polizia e contrasto del crimine. Soprattutto se all'affaire Hongwei si aggiungono le denunce portate avanti da istituzioni e organismi sovranazionali: l'Interpol avrebbe abusato dei red notice, i «bollini rossi», mandati d'arresto internazionali emessi sulla base delle segnalazioni delle polizie degli Stati membri o anche dell'Onu o di tribunali internazionali, passati da 1.378 nel 2003 a 13.048 nel 2017. Ad aprile il Consiglio d'Europa ha bacchettato l'organizzazione sostenendo che questo strumento viene usato troppo spesso per «perseguire obiettivi politici, reprimere la libertà di espressione e perseguitare gli oppositori anche oltre confine».

Il principale accusato di abusare dei bollettini rossi è proprio Mosca, che secondo gli oppositori ha potuto agire indisturbata finora grazie alla presenza di Prokopchu nel ruolo di vicepresidente. Denunce in questo senso sono arrivate da ambienti diversi. I senatori Usa - che si sono appellati a Donald Trump per non far eleggere l'uomo del Cremlino - hanno dichiarato che «la Russia abitualmente abusa dell'Interpol per avere vantaggi e molestare avversari politici, dissidenti e giornalisti». Ucraina e Lituania hanno minacciato di ritirarsi dall'agenzia se fosse stato eletto il candidato russo. In prima persona è intervenuto Alexei Navalny, il blogger e attivista anti-Putin: «La nostra squadra ha sofferto gli abusi dell'Interpol per le persecuzioni politiche da parte russa», ha twittato. E a esporsi sono stati anche il dissidente russo Mikhail Khodorkovsky e Bill Browder, finanziere e promotore negli Usa del «Magnitsky Act», legge che sanziona i funzionari moscoviti accusati di violazione dei diritti umani e che l'ha reso inviso al Cremlino. Browder ha detto di essere stato fermato dall'Interpol (e poi rilasciato) già sei volte. Prese di posizione che hanno convinto il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, a ufficializzare l'appoggio di Washington al sudcoreano Jong-yang, già presidente ad interim dell'Interpol dalla scomparsa di Hongwei.

La sua elezione è uno schiaffo alle mire di Vladimir Putin che Mosca fatica a mandare giù. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, pur riconoscendo la «legittimità» del risultato, ha denunciato «forti pressioni» da parte di Paesi membri prima del voto. Il Regno Unito - le cui relazioni con Mosca sono ai minimi storici dopo il caso Skripal - ha invece parlato di «una notizia eccellente per lo stato di diritto». «Il mondo affronta oggi dei cambiamenti senza precedenti, che rappresentano enormi sfide alla sicurezza pubblica - ha detto Jong-yang dopo la vittoria -. Per vincerli abbiamo bisogno di una visione chiara, dobbiamo costruire un ponte verso il futuro».

In nome della credibilità.

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