Politica

Sexy e combattente in tweed e piume

Lo stile di Prada tra femminismo e femminilità Fendi s'ispira a Cinecittà col visone rosso ceralacca La gonna plissé si porta con la felpa per Max Mara

«Spero che non sembrino buone» dice Miuccia Prada poco prima di far sfilare le modelle che presentano la sua collezione per il prossimo inverno: 50 imbronciate bellezze con l'anima divisa in due tra femminismo e femminilità. «Siamo ancora qui?» si chiede infatti la grande signora del made in Italy che ha fatto il '68 vestita Saint Laurent per non uniformarsi alla «divisa comunista» perché le idee sono una cosa, ma poi c'è il grande problema della seduzione e sedurre da brutta non è un'impresa facile. «Mi sono sempre chiesta quali siano gli strumenti con cui una donna può sedurre e il valore dell'atto in sè» spiega raccontando poi di non aver trovato una risposta precisa anche se nel confronto con una persona straordinaria come la scultrice Louise Bourgeois si è sentita dire che le donne si vestono sempre per sedurre. Da qui l'idea di contrapporre frange, piume, fiori e ricami luccicanti con quei tessuti sofisticati ma crudi tipo il tweed oppure il velluto mille righe. Onnipresente anche la maglia sotto forma di lunghe sciarpe tricottate a mano magari durante un collettivo di autocoscienza femminista, ma anche per gli strepitosi completi di angora celeste, giallino, verde pallido oppure rosa con sontuosi ricami di fiori in jais nelle stesse tenere tonalità. Insomma la combattente e la seduttiva alla fine si mischiano perché sono facce diverse di un'unica medaglia che le donne intelligenti si possono appuntare sul petto. L'unico difetto dello show sta nello styling a volte eccessivo e contingente con il gusto del momento fatto di pantofole pelose e assurde cuffie di marabù. Molto più azzeccate le «pradesche» Mary Jane con cinturino-gioiello, i lussuosi dettagli in pelliccia su giacche e cappotti per tutti i giorni, il berretto con visiera da ragazzaccia sulle barricate con gli evanescenti abiti da sera in chiffon. Lo show di Prada si svolge in una sorta di città delle donne abilmente ricostruita con decine di manifesti di Robert McGinnis, il pittore- illustratore dell'indimenticabile locandina di Colazione da Tiffany e dei primi bellissimi film di 007. Miuccia nota che al cinema anche le donne con in mano una pistola devono essere bellissime, seduttive, in una parola piene di glamour. Resta l'incognita della vita vera cui risponde Karl Lagerfeld con una superba collezione Fendi ispirata dai colori di Roma e dal fasto scenografico di Cinecittà. Ecco quindi il visone rosso ceralacca con intarsi di foglie d'acanto, il montone di alpaca blu cobalto come il cielo romano in certe giornate e i completi di maglia intagliata a motivi geometrici che un po' ricordano i tetti in ceramica del Rione Coppedè, ma il realtà sono le tessere in legno di un'antica tecnica di stampa chiamata xilografia viennese. Le raffinate gonne a pieghe e i sontuosi cappotti ricordano l'immagine di Silvana Mangano in Gruppo di famiglia in un interno, uno dei tanti film vestiti a suo tempo da Fendi. Stupende tutte le borse e gli alti stivali cuissard che le modelle indossano dalla prima all'ultima uscita su un'emozionante colonna sonora di Ennio Morricone. Anche da Les Copains il riferimento cinematografico è sottile e al tempo stesso fondamentale per capire l'intelligente lavoro di Stefania Bandiera, anima creativa del brand. La signora parte dai materiali (ragnatele di mohair, un incredibile filato di cashmere, seta e angora detto non a caso Sultano, il lurex oro lavorato a ricami Cornelly) per costruire un universo semantico che comprende la Dorothy de Il mago di Oz e la fiabesca Alice de Il paese delle meraviglie. Il tutto condito con cieli stellati, origami di farfalle e simboli araldici che in qualche modo rimandano alla fantasiosa atmosfera dark del magnifico film di Tim Burton: Miss Peregrine la casa dei ragazzi speciali. Ian Griffith, talentuoso direttore artistico di Max Mara, parte invece dal design nordico, passa dall'eccelsa qualità sartoriale italiana e arriva ad Anita Ekberg e Ingrid Bergman. Le due icone del cinema d'autore adorerebbero i nuovi cappotti- ibridi cioè in cammello doppiato di orsetto ma anche tagliati come lineari mantelle, gli occhiali a gatto, le felpe doppiate sulle gonne a ruota e i primi bellissimi tailleur pantalone nelle tinte dominanti della collezione: paprika e cannella. Tutti diversi i colori su cui punta Massimo Giorgetti per Pucci: un'esplosione di verde mela, rosa bon bon, rosso ciliegia, pervinca e arancio. «L'estate irrompe nell'inverno» commenta il bravo designer di Rimini che ha mescolato l'inevitabile ricerca d'archivio con la creazione di un nuovo disegno Paisley: più psichedelico e moderno di qualunque disegno degli anni Sessanta. Strambi i cappelli con la frangia che fa da tenda sul viso, ma desiderabili oltre ogni dire i trolley e le borse del finale dedicato al tema del viaggio. Jeremy Scott da Moschino pensa piuttosto al riciclo o meglio a una donna talmente ossessionata dalla moda che si veste con qualsiasi cosa trovi in giro. Ecco quindi i tailleur fatti con la carta pluriball degli imballaggi, i cappotti in panno stagnolato effetto cartone delle spedizione online e gli abiti fatti di sacchetti e shopping bag. C'è perfino un abito da sera in seta plastificata nera che sembra il sacco dell'indifferenziata. Non manca la borsa a forma di bidone della spazzatura e i gioielli fatti con il metallo delle lattine. Quelli che si vedono sulla passerella di Luisa Beccaria e poi all'esclusiva cena per 150 vip offerta ieri sera al Circolo del Giardino, sono invece pezzi di alta gioielleria firmati Tiffany&Co: 16 anelli, 4 spille, 4 pendenti e due paia di orecchini da perdere la testa. La stilista parla del vero lusso che entra sempre più nel quotidiano per cui porti un anello prezioso come se fosse un fondo di bottiglia e un grosso pullover di mohair su un impalpabile abito di pizzo. Sarà anche vero, ma nella vita di tutti i giorni una donna può essere normale e al tempo stesso speciale con una semplice camicia di crepe profilata da una fila di bottoncini che ne definiscono il taglio impeccabile.

È firmata Antonelli Firenze, un brand che vuole vestire, non travestire.

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