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Si apre un altro capitolo Ma la sfida nucleare ora è in mano a Trump

Decisivo l'incontro tra il dittatore e il tycoon E anche gli Usa dovranno fare concessioni

Si apre un altro capitolo Ma la sfida nucleare ora è in mano a Trump

Un impegno esplicito alla pace tra le due Coree, formalmente tuttora in stato di guerra dall'armistizio firmato 65 anni fa. E una promessa, ancor più impegnativa: eliminare le armi nucleari dalla penisola. Kim Jong-un e Moon Jae-in si sono spinti molto in là con le parole nel loro incontro pieno di riferimenti simbolici (i ripetuti attraversamenti della linea di confine, la panchina e il pontile azzurri come lo sfondo della mappa della Corea unita, l'acqua portata dalle due Coree per innaffiare il pino che i due leader hanno piantato insieme) alla frontiera più militarizzata del mondo.

Ma hanno anche marcato un grande cambiamento nei rapporti personali, nello stile stesso con cui si sono rivolti l'uno all'altro: uno stile disinvolto, positivo e amichevole. Colpisce la rapidità con cui è stato aperto un capitolo nuovo tra i leader di due Stati che esistono come tali solo in quanto contrapposti. Questo ha certamente a che vedere con gli obiettivi prioritari che Moon e Kim si sono posti: il primo vuol porre le basi per evitare che la Corea diventi un campo di battaglia tra Pyongyang e Washington, il secondo mira ad assicurare la sopravvivenza del suo regime (e quindi di fatto la sua personale).

L'azione politica dei due leader coreani è stata accelerata dalle mosse di Donald Trump, che con il suo fare aggressivo ha messo fine ad anni di distratta acquiescenza americana mentre la Corea del Nord metteva insieme il suo arsenale atomico. Così Kim, messo spalle al muro da dure sanzioni economiche messe in atto anche dal suo alleato cinese, ha dovuto fare uno sforzo di fantasia (pur mantenendo il dito sul famigerato bottoncino rosso) e ha puntato forte su Moon e sulla sua nota volontà di compromesso col Nord.

C'è però un retroscena che potrebbe meglio spiegare l'improvvisa disponibilità di Kim Jong-un alla denuclearizzazione (rimasta finora, peraltro, generica): due studi scientifici rivelano che il sito nucleare nordcoreano di Punggye-ri, dove sono stati condotti almeno cinque dei sei test atomici militari eseguiti dalla Corea del Nord negli ultimi 12 anni, sarebbe collassato dopo il più recente di questi test, lo scorso 3 settembre, all'interno della montagna dove era stato ricavato. Di fatto, sostengono scienziati cinesi ed europei, non sarebbe più possibile svolgere test atomici a Punggye-ri senza rischiare catastrofici terremoti e lo scoperchiamento del monte Mantap, con conseguente pericolosissimo rilascio di radioattività che potrebbe raggiungere la confinante Cina.

Mentre Moon e Kim preparano a Panmunjom il terreno per l'incontro di giugno tra il leader nordcoreano e il presidente degli Stati Uniti, ci si interroga sulle prossime mosse di Trump. Per ora dalla Casa Bianca arrivano espressioni di «orgoglio per la fine della guerra» e ringraziamenti «al mio buon amico Xi Jinping».

Ma rimane il fatto che il nodo da sciogliere rimane quello della denuclearizzazione: non è un dettaglio che essa riguarderebbe anche la Corea del Sud e i suoi alleati americani.

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