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"Poletti si è espresso male ma non ha tutti i torti: le relazioni contano"

L'esperto commenta le parole di Poletti: «Fare networking all'estero è normale. E decisivo»

"Poletti si è espresso male ma non ha tutti i torti: le relazioni contano"

Lavoro, bugie e calcetto. Non è il remake di una fortunata commedia, semmai la farsa all'italiana andata in scena dopo le parole pronunciate da Giuliano Poletti: «Per trovare lavoro oggi è meglio giocare a calcetto che mandare curricula in giro». Sul ministro si sono abbattute le critiche più spietate, eppure il Poletti-pensiero non sarebbe così distante dalla realtà, almeno a sentire i «cacciatori di teste», coloro che ogni giorno selezionano i candidati giusti per conto delle aziende.

Giuseppe Biazzo è fondatore e amministratore delegato di Orienta Spa, una delle principali agenzie per il lavoro italiane.

Insomma, il ministro ha fatto un'altra gaffe?

«Stando a quello che riportano i giornali, Poletti ha espresso in maniera sbagliata un concetto tutto sommato giusto».

Davvero chi tira calci al pallone trova lavoro più facilmente?

«Il calcetto forse non è l'attività più indicata, di sicuro i ragazzi non possono limitarsi all'invio del cv. A loro viene chiesto di impegnarsi proattivamente nella ricerca dell'occupazione».

Tradotto?

«Per trovare lavoro le amicizie contano eccome. Insieme alle competenze, ovviamente».

Quali esperienze interessano di più alle aziende?

«Le aziende premiano non chi è passivo, ma chi si dimostra attivo nella ricerca. Per questo è importante coltivare una rete di relazioni oltre che accumulare titoli su un curriculum. Banalmente, incominciando da chi si frequenta nel tempo libero, facendo sapere loro che si sta cercando lavoro, che si è sul mercato. Il passaparola è fondamentale per accedere ai primi colloqui, oppure a uno stage».

Qualcuno sostiene che «relazioni» è un altro modo per dire raccomandazioni.

«E fa un grave errore. La vecchia e deleteria raccomandazione non c'entra nulla; qui non si tratta di essere scelti rispetto ad altri senza merito. Bisogna arrivare al punto in cui anche in Italia se assumi qualcuno che conosci questo non diventa automaticamente un raccomandato. Anzi, vuol dire che qualcuno sta mettendo la faccia per una persona che merita fiducia e un'opportunità di lavoro».

Un approccio molto concreto.

«Nel mondo anglosassone si chiama networking. In America oltre tre quarti dei posti si individuano così. Sono arrivati anche a codificare una vera e propria scienza delle relazioni personali. All'estero per un giovane fare networking è una cosa normale, te lo insegnano all'università e ti aiutano a conservarlo lungo tutto l'arco della vita professionale. Stiamo cercando di diffondere questa mentalità anche nel nostro Paese».

E in che modo?

«Orienta organizza diverse occasioni di scambio per i giovani che entrano nel mercato del lavoro, anche tra stagisti. Perciò abbiamo preparato un decalogo».

Quali sono i principali consigli che date ai ragazzi?

«Torniamo al punto di partenza: prima di tutto mantenere le relazioni, vecchie e nuove. Creare occasioni di contatto, comprese quelle legate a hobby e tempo libero. Frequentare fiere ed eventi. Proporsi in anticipo senza aspettare che la posizione sia libera...».

Magari i ragazzi sono troppo tempo impegnati sui social per pensarci.

«Invece internet può essere un'arma formidabile per trovare occupazione. Tutti i social network, e Linkedin in particolare, andrebbero usati per farsi conoscere al meglio. Perché le relazioni digitali sono altrettanto importanti...».

Soprattutto per chi non ha più l'età per giocare a calcetto...

«In effetti si pensa quasi sempre soltanto ai giovani, in realtà tenere salda la rete dei rapporti è decisivo anche per le figure professionali senior. Orienta in quattro anni ha coinvolto oltre mille manager over 40 fuoriusciti dal mercato. Con una formazione specifica sul networking, oltre il 70% si è ricollocato con contratti di dirigenza, consulenza, a progetto...».

La notizia è che in Italia c'è ancora chi assume.

«La ripresa purtroppo è molto lenta, a macchia di leopardo e con nette differenze tra nord e sud. Ecco perché oggi ce la fa chi ha sì un valido curriculum, ma sa coltivare allo stesso tempo relazioni proficue. Per usare la metafora del ministro, la disoccupazione non si batte soltanto giocandosela su un campo di calcetto.

Però può aiutare».

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