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Instabilità e immigrazione pesano sui nuovi accordi Italia-Libia

Patti di natura economica, ma sul forum pesano instabilità e questione migranti

Instabilità e immigrazione pesano sui nuovi accordi Italia-Libia

“Questo accordo segna l’inizio ed una riattivazione della cooperazione economica, con dei progetti già lanciati: vogliamo rafforzare e rilanciare i rapporti precedenti tra i due paesi e tornare agli accordi di Bengasi firmati nel 2008”: inizia con queste parole la conferenza stampa di Ahmed Maitig, vice premier libico, a margine dell’incontro svoltosi ai piedi del tempio della Concordia di Agrigento con il Ministro degli Esteri Angelino Alfano.

Maitig ed il titolare della Farnesina hanno così dato ufficialmente il via al forum italo – libico, il primo dopo la caduta di Gheddafi nel 2011 e che ha come primo obiettivo quello di rilanciare i rapporti economici tra Roma e Tripoli i quali, prima della cacciata del rais, avevano permesso a molte aziende italiane di investire in Libia in diversi settori: da quello (primariamente importante) del petrolio e del gas, a quello della costruzione delle infrastrutture nel paese africano.

La primavera araba prima e la guerra poi, unita ad un’instabilità che contrassegna l’ex colonia da oramai sei anni, hanno di fatto quasi del tutto cancellato gli intenti economici costruiti negli anni tra i due paesi dirimpettai nel Mediterraneo ed è proprio dalle coste siciliane di Agrigento, le più esposte negli anni anche ad una tematica strettamente connessa alla crisi libica quale quella dell’immigrazione, che si vuol rilanciare la partnership economica tra Italia e Libia. Il forum, che vedrà impegnate cento tra aziende sia libiche che del nostro paese, verterà in primo luogo sulla ricostruzione delle infrastrutture gravemente danneggiate dalla guerra, così come sulla solidificazione dei rapporti sul fronte dell’importazione del gas e del petrolio.

L’incontro odierno tra Maitig ed Alfano ha visto protagonisti, all’interno della valle dei templi, anche diversi membri del governo libico e rappresentanti di alcune delle più importanti aziende del paese africano: “Italia e Libia – ha dichiarato il Ministro degli Esteri – devono tornare a parlare anche sotto il profilo economico oltre che politico ma, prima di ogni cosa, è necessario ripristinare una condizione di pace e sicurezza”.

E’ proprio quest’ultimo aspetto a destare non poche perplessità: gli scontri in Libia proseguono, se l’incontro tra Al Serraj (a capo del governo oggi rappresentato da Maitig e riconosciuto dall’ONU) ed Haftar (il generale che guida militarmente il governo di Tobruck) avvenuto a maggio negli Emirati Arabi Uniti ha dato il via ad un’intesa fase di trattative politiche, sono però da registrare numerose battaglie nelle ultime ore specie nella zona di Bengasi e nel dipartimento di Al Jufra. Inoltre, lo stesso esecutivo di Al Serraj non appare in grado al momento di mantenere il controllo nemmeno della stessa capitale Tripoli, lì dove le milizie islamiste di ‘Alba Libica’ continuano ad imperversare ed a non riconoscere il governo.

Il forum avrà la sua fase principale nella giornata di sabato dove, presso la località balneare agrigentina di San Leone, si svolgeranno gli incontri tra le varie delegazioni libiche ed italiane; il problema però sarà costituito, dopo il vertice di Agrigento, dall’effettiva applicabilità di quanto stabilito nella due giorni siciliana tra instabilità del paese africano ed i diversi esecutivi che combattono per il potere all’interno di uno Stato centrale di fatto inesistente.

Dopo la firma degli accordi, Maitig ed Alfano hanno anche fatto il punto sul contrasto all’immigrazione: “E’ un tema importante e molto sentito – ha dichiarato il ministro libico – Abbiamo fatto molti sforzi in passato assieme all’Italia per contrastare questo fenomeno che non riguarda solo noi e gli italiani ma l’intera stabilità del Mediterraneo”.

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