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Siluro di Landini a Renzi «Gli onesti non ti votano» Esplode la guerra rossa

Il sindacalista carica poi fa retromarcia Si indignano democratici e alfaniani Squinzi (Confindustria) lo gela: «Serve un nuovo clima di relazioni industriali»

Siluro di Landini a Renzi «Gli onesti non ti votano» Esplode la guerra rossa

I ncombono elezioni, Renzi in cerca di nemici prende il toro sindacale per le corna. La tensione sale, cresce la rabbia (sociale e non). Il leader della Fiom, Maurizio Landini, uno che non si fa pregare, carica a testa bassa davanti ai 30mila in corteo per le strade di Napoli. Gli sfugge la frase dal sen fremente: «Renzi riconosca che non ha il consenso delle persone oneste, dei lavoratori e di chi cerca lavoro».

Apriti cielo. S'indigna il Pd renziano, s'imbarazza la sinistra interna ed esterna, l'alleato di governo reagisce temendo il peggio: «Le parole sono pietre, la frase è molto indicativa della cultura democratica del leader della Fiom» (Sacconi, Ncd). A sollevarsi stavolta è persino Confindustria, punta sul vivo nelle parole del proprio presidente Squinzi: «Io personalmente mi ritengo molto onesto. Anzi non onesto, di più». Una polemica che rischia di investire il mondo del lavoro al di là delle intenzioni. «Riteniamo che questo Paese - aggiunge Squinzi - abbia bisogno di nuovo clima di relazioni industriali». Per il malcapitato Landini non resta così che attestarsi sulla linea difensiva più fragile, quella tante volte lamentata a proposito degli avversari: le scuse e la precisazione in retromarcia. «Mai pensato, come mi viene attribuito da alcuni mezzi di informazione, che Renzi non abbia il consenso degli onesti. Ho detto e lo ribadisco che il premier non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano o che il lavoro lo cercano e che sono nella parte onesta del Paese che paga le tasse». Come in tutti i dietrofront che si rispettino, non manca neppure la foglia di fico di una risposta diretta: «A Squinzi dico: perché lui non caccia fuori da Confindustria le aziende che pagano le mazzette? Perché non caccia fuori quelli che portano i soldi in Svizzera?».

Non lo avrà mai pensato, però le immagini di Sky Tg24 confermano che Landini abbia tacciato di «disonestà» chi vota il Pd renziano. Cadendo nel tranello comunicativo imbastito dal premier, che cerca di recuperare terreno nei sondaggi. Il presidente del partito, Matteo Orfini, ritrova la verve : «Dire che il governo non ha il consenso delle persone oneste offende milioni di lavoratori che nel Pd credono». Reprimende e richiesta di «scusarsi con i 12 milioni di italiani che votano Pd» arrivano dal quartier generale renziano, per il quale le parole del capo Fiom sono «inaccettabili», «la conferma dei pregiudizi ideologici di chi organizza le piazze». Anche i concorrenti-colleghi della Fim-Cisl parlano di «settarismo grave e inaccettabile». Flebili tentativi di metterci una pezza arrivano dalla leader della Cgil, Susanna Camusso, che scarica la colpa sulle «persone che hanno come unico scopo quotidiano quello di costruire contrapposizioni, dedichino il loro tempo ad altro». Di «dichiarazioni sbagliate che peggiorano il clima» parla l'ex rifondarolo Gennaro Migliore, fulminato sulla strada di Renzi; di «frase infelice che non cancella la piazza gremita di oggi», il leader di Sel, Nichi Vendola.

A ben vedere, se lo scivolone sulla «disonestà» è quella che fa clamore sul web e nel Palazzo, la veemenza di Landini si misura in maniera maggiore sul resto delle accuse indirizzate al premier. «Renzi fa interventi peggiori di Monti... Da solo non cambia il Paese, risponde solo ai poteri forti. Sta trasformando le condizioni di chi lavora in schiavitù. Nella storia del mondo c'è stata una persona, Gesù, che ha fatto miracoli, ma nemmeno lui è riuscito a creare lavoro. O siamo di fronte a un delirio di onnipotenza o a una persona non in grado di affrontare i problemi del Paese che cerca di scaricare la responsabilità su altri». Vere forse entrambe, ma non c'è affatto da stare allegri.

E infatti ieri sera, a Cosenza, dove era impegnato per la chiusura della campagna per le Regionali di domani, Renzi è stato duramente contestato da una cinquantina di giovani dei centri sociali e da alcuni disoccupati. Scontri sono esplosi dopo che la polizia ha bloccato i manifestanti nei pressi dell'auditorium dove interveniva il premier.

Un manifestante è stato ferito alla testa e tre agenti contusi.

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