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Il "sindaco No Tap" raggirato dalle bugie degli amici grillini

Potì si sente preso in giro: "Falso parlare di penale da 20 miliardi. Al massimo tre"

Il "sindaco No Tap" raggirato dalle bugie degli amici grillini

Marco Potì, sindaco di Melendugno è di nuovo in viaggio verso Roma per un altro incontro «informale» nella sede del ministero dell'Ambiente guidato da Sergio Costa, ex generale dei Carabinieri scelto da Luigi Di Maio per le sue battaglie contro la «Terra dei Fuochi» in Campania. «Ma credo che nemmeno sia prevista la presenza del ministro Costa», risponde il sindaco al Giornale. Il sindaco No Tap, come molti attivisti del Salento che hanno premiato il M5s alle elezioni politiche, si sente preso in giro dai grillini: «È da 6 anni che i Cinque Stelle si oppongono al progetto».

Su quello che ormai è diventato un braccio di ferro tra gli ambientalisti e il «governo del cambiamento» è in corso una battaglia a suon di numeri. Le cifre riguardano le penali che lo Stato sarebbe chiamato a pagare in caso di annullamento dei contratti per le aziende che hanno vinto gli appalti per la realizzazione del gasdotto. Per i No Tap, le cifre snocciolate dai grillini sono un bluff. Il ministro per il Sud Barbara Lezzi, leccese forgiata nella lotta contro la grande opera, si è giustificata dicendo che i costi di uno stop ai lavori sarebbero «troppo alti». E il ministero dello Sviluppo Economico, guidato da Di Maio, tramite il sottosegretario grillino Andrea Cioffi ha consegnato agli ex compagni di battaglia una stima che si aggira attorno ai 20 miliardi di euro.

Alcune fonti, invece, parlano di circa 2 miliardi totali pagati dagli Stati alle aziende nei contenziosi davanti all'arbitrato internazionale, procedura stabilita a livello europeo dalla Carta dell'Energia. Numeri che combaciano con quelli che ha in mano il sindaco del Comune dove dovrebbe arrivare il gasdotto. Potì spiega al Giornale: «I numeri forniti dal Mise arrivano direttamente dalla controparte, cioè dall'Azerbaigian, dove ha sede la Socar, azienda statale azera che fa parte del consorzio multinazionale chiamato a realizzare la Tap - continua il sindaco - da tutti i ministeri a cui abbiamo chiesto una valutazione costi-benefici ci hanno risposto sempre che non hanno gli strumenti necessari per una stima». Quindi ecco le statistiche alternative, frutto di una relazione chiesta dal Comune al Prof. Michele Carducci, ordinario di Diritto Costituzionale comparato all'Università del Salento: «In vent'anni di contenziosi gli Stati hanno avuto ragione il 48% delle volte, le ditte il 52% - dice Potì - e tutte le aziende in tutti i procedimenti hanno ricevuto complessivamente 3 miliardi. Questo perché davanti all'arbitrato internazionale si arriva sempre a una mediazione sulle cifre da restituire».

Il fatto che le statistiche ballino è confermato da altri numeri forniti negli anni scorsi dalle aziende del consorzio Tap: dai 40 ai 70 miliardi di euro. Diventati poi 20 di fronte alle richieste del Mise. Ma al netto della contabilità, è forte la delusione degli attivisti per il «tradimento» del M5s: «La mia impressione - spiega il sindaco di Melendugno - è che il governo Conte, per poter dare il lasciapassare all'opera, e tentare di salvaguardare il consenso, abbia trovato l'artificio comunicativo dei costi troppo alti. Nell'esecutivo, compreso M5s, c'è un clima favorevole alla Tap, dopo anni di barricate».

Infine c'è la questione dei rapporti di amicizia tra l'Azerbaigian e alcuni grillini.

Il sottosegretario Cioffi e il senatore Vito Petrocelli sono stati lì in visita a fine settembre 2016 e dopo due mesi Petrocelli ha accompagnato l'ambasciatore azero in un tour negli stabilimenti petroliferi della Basilicata.

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