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Il sindaco risparmia per quadrare il bilancio. E lo Stato vuole punirlo

Per le auto comunali usava un distributore scontato. Ma adesso rischia il danno erariale

Il sindaco risparmia per quadrare il bilancio. E lo Stato vuole punirlo

Cosa succede in Italia se un Comune vuole risparmiare? Che rischia di vedersi contestare il danno erariale. Accade nel piccolo comune di Pettorazza Grimani. Un piccolo centro in provincia di Rovigo di 1.617 abitanti, secondo l'ultimo censimento. Pochi, come sono pochi i dipendenti comunali che in tutto sono quattro, come modico è il bilancio che ammonta a 1,6 milioni di euro e come pochi sono i mezzi municipali, in tutto tre: un furgone a diesel e due auto a benzina verde.

Peccato che questi al Comune costino. Lo sa bene il primo cittadino Gianluca Bernardinello, 44 anni, al secondo mandato, che rischia di vedersi contestare il danno erariale, come ha appreso da una delibera della Corte dei Conti. E tutto qualora decidesse di fare carburante in un distributore anziché in un altro. Il sindaco fino al 2015 per i suoi tre mezzi acquistava il gasolio e la benzina rifornendosi in distributori sul libero mercato, esattamente in una stazione di rifornimento di Cavarzere, un comune nel veneziano ma confinante con il paese rodigino.

Questo consentiva al municipio di risparmiare almeno duecento, duecentocinquanta euro, che per un piccolo comune possono essere tanti. Dal 2015 però le cose sono cambiate e il primo cittadino ha dovuto approvvigionarsi in una stazione di servizio posta tra San Martino di Venezze e Rovigo, ossia a dodici chilometri di distanza e con tariffe superiori del 10%. Verrebbe da pensare a un colpo di testa. Ma in realtà ci sono delle regole che prevedono che un Comune debba rifornirsi per particolari categorie merceologiche, tra cui i carburanti, prestando fede a delle convenzioni. Peccato che in questo caso i prezzi dei distributori convenzionati con lo Stato siano più alti. Ci sono delle disposizioni che disciplinano l'acquisizione centralizzata di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, tramite le centrali di committenza e in particolare la Consip, società in house del ministero dell'Economia «prevedendo la nullità dei contratti stipulati in violazione di tale obbligo, oltre a essere una connessa ipotesi di responsabilità disciplinare e per danno erariale in capo agli autori della violazione medesima», come si spiega nel parere della magistratura contabile, emesso su istanza del sindaco.

Bernardinello infatti, come riporta Il Gazzettino, aveva interpellato la Corte dei Conti per capire se fosse possibile continuare a comprare sul libero mercato. Da qui la richiesta di applicare le deroghe concesse dalla legge di Stabilità del 2016 che permette gli affidamenti al di fuori delle convenzioni purché siano individuati con procedure a evidenza pubblica e assicurino un risparmio di almeno il 3%. Ma, no. Fatta la legge, trovato l'inganno. Perché la possibilità di svincolo non è operante dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2019 in quanto Roma intende sperimentare il rafforzamento dell'acquisizione centralizzata di beni e servizi, per la spending review. Quindi qualora questo benedetto primo cittadino voglia risparmiare rischia di vedersi contestare il danno erariale e pure che gli venga annullato l'atto meno costoso.

Insomma, che dire? Chapeau.

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