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È la "sindrome Weinstein". Dopo il cinema anche la politica: nella bufera Onu Francia e Austria

Molestie sessuali: prima le dimissioni del ministro inglese, ora lo scandalo travolge il Front National, le Nazioni Unite e i Verdi viennesi

È la "sindrome Weinstein". Dopo il cinema anche la politica: nella bufera Onu Francia e Austria

La super avvocatessa femminista Gloria Allred, 76 anni, pare abbia appeso sulla porta del suo studio legale di Los Angeles un cartello con scritto sold out (esaurito), neanche si trattasse della biglietteria dell'ultimo concerto dei Rolling Stones. La Allred, the rottweiler lawyer, la mastina del foro che azzanna le mani dei vip col vizietto di allungarle troppo sulle donne, non riesce infatti più a stare dietro alle richieste delle sue nuove clienti più o meno vittime (sempre inconsapevoli?) del potente sporcaccione di turno. Ne sa qualcosa Harvey Weinstein, le porc, ma prima di lui erano stati castigati da Gloria star del calibro di Bill Cosby, Tiger Woods, O.J. Simpson, Michael Jackson, tutti accomunati dallo stesso, maniacale, «hobby»: molestare sessualmente uomini e donne, in qualche caso addirittura minorenni (Dustin Hoffman, Ben Affleck e Kevin Spacey docet). Nel caso di Hoffman e Affleck si sarebbe trattato di abusi «leggeri», mentre Spacey avrebbe compiuto veri e propri stupri. Ma il «bollettino» della - presunta - molestia di giornata (a scoppio ritardato, però) è in continua fase di aggiornamento: ieri l'attrice Julianna Margulies ha perfino denunciato una doppia violenza carpiata: la prima accusando il solito Wenstein e la seconda puntando l'indice contro Steven Seagal. Anche l'Italia cerca, nel suo piccolo, di dare un contributo alla causa: ieri la showgirl Miriana Trevisan ha dipinto il regista Giuseppe Tornatore alla stregua di un insospettabile mandrillo.

Ma la politica non poteva certo fare meno peggio del mondo del cinema. E così ecco ora scoppiare una nuova «bolla» sexually scorrect che, dopo aver toccato nei giorni scorsi il Parlamento europeo e costretto alle dimissioni un ministro inglese del governo May, ieri ha travolto pure esponenti politici di primo piano francesi e austriaci. Oltralpe, è stata un'inchiesta di Le Monde a far esplodere lo scandalo. Il refrain è sempre lo stesso: «Donne minacciate molestate sessualmente». Dove? Nel Front National. Da chi? Finora è venuto fuori un solo nome, ma presto ce ne saranno altri.

L'inchiesta di Le Monde parte da un episodio del luglio 2016, quando una ex collaboratrice del partito denuncia «mesi di ricatti da parte di un consigliere regionale, Axel Loustau». Interviene la polizia, ma il presidente del gruppo FN in Parlamento, Wallerand de Saint-Just, snobba la vicenda: «Sono solo pettegolezzi»; del resto Loustau è un uomo di fiducia di Marine Le Pen, e toccare lui sarebbe un po' come gettare fango su Marine. Ma l'effetto slavina è ormai partito e adesso c'è chi ha già riesumato anche il «racconto choc» di un'altra consigliera regionale del FN, Aurelie Vournet, che denunciò per aggressione un collega di partito. Contro cui però FN non adottò nessun provvedimento. Commenta amaro Le Monde: «Il culto della virilità e l'indulgenza nei confronti di comportamenti gallici, secondo un'espressione utilizzata nei corridoi, può insabbiare comportamenti problematici».

E che dire delle tante donne che durante la campagna elettorale per la Casa Bianca hanno accusato Donald Trump?

Non si salva nessuno. Nepure le Nazioni Unite con 31 casi di denunce rese note ieri dal portavoce Stephane Dujarric.

Le cose non vanno meglio in Gran Bretagna, dove l'ex ministro della Difesa, Michael Fallon - stando a quanto sostiene Times - si sarebbe dimesso non solo per vecchi episodi di presunte molestie, ma anche per un'accusa di aggressione sessuale vera e propria arrivata sul tavolo della May poche ore prima del passo indietro. Gote rosse di vergogna anche tra i labour di di Jeremy Corbyn, con un uno due micidiale: prima la sospensione del deputato Kelvin Hopkins, accusato di avere allungato le mani sul «lato b» di una giovane attivista; idem per Clive Lewis, ex ministro ombra della Difesa, ora indagato dal partito per «reiterati palpeggiamenti».

Intanto in Austria si è appena dimesso l'ex capo dei Verdi, il deputato Peter Pilz: «Mi accusano, ingiustamente, di molestie sessuali. Mi dimetto per il bene del partito».

Secondo quanto riferito dall'emittente austriaca Orf, una dipendente dei Verdi ha accusato Pilz, nel 2106, di «abusi sessuali in almeno 40 occasioni». Lo stesso Pilz accusa però il suo ex partito di «non aver voluto chiarire le accuse», definendole «invenzioni». Poi la mazzata finale: al settimanale Falter una 24enne ha rivelato di «essere stata molestata da Pilz nel 2013 nel corso di un forum a Alpbach». Il deputato ha precisato di «non ricordare il caso» ma di essere disposto ad «crederlo reale se l'episodio verrà avvalorato da almeno due testimoni».

Una linea difensiva quantomai originale.

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