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Chi vuole il reato di tortura cantava: "Basco nero vada al cimitero"

I cittadini italiani, invece, vorrebbero vedere in galera i delinquenti, non la polizia

Chi vuole il reato di tortura cantava: "Basco nero vada al cimitero"

Il titolo con cui il giornale Repubblica commentava l'adesione di Matteo Salvini alla protesta dei poliziotti contro il reato di tortura spiega precisamente chi sono quelli che, in realtà, desiderano una norma simile. Quelli che desiderano vedere i poliziotti schedati e messi nella condizione di finire sotto processo ogni qual volta sollevino un manganello.

"Salvini shock", scriveva Repubblica, che evidentemente considera aberrante stare dalla parte delle forze dell'ordine. Ebbene, un motivo c'è. Ed è semplice da spiegare. La sinistra, infatti, preferisce difendere i black bloc, i No Tav e gli studenti violenti di ogni tipo che regolarmente mettono a ferro e fuoco le città italiane. Poi, quando si tratta di lanciare accuse contro la polizia e i carabinieri, non si tira mai indietro. Anzi, sono i primi della fila.

Il perché ha spiegato proprio Corrado Augias, una sorta di profeta sacro in questo senso, nella risposta ad una lettera dei lettori. "I carabinieri - scrive Augias - sono la raffigurazione concreta di quell'astrazione a metà tra filosofia politica e diritto positivo che chiamiamo Stato". E poiché odiano lo Stato, non sopportano di vedere nemmeno da lontano una divisa.

Loro, ammette Augias, sono quelli che da giovani cantavano senza rimpianti lo slogan "Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero", e che hanno trasmesso lo stesso sentimento ai loro figli e nipoti. Che ancora oggi scendono in piazza sventolando lo stesso grido, sputando sui caschi dei poliziotti, chiamandoli "pecorelle" e "schiavi". Poi, però, quando scappa il parapiglia (perché la polizia ha l'obbligo di mantenere l'ordine che i giovani contestatori vogliono rompere) si lamentano se qualcuno si fa male.

A quel punto intervengono gli intellettuali, ormai al caldo della sedia del loro ufficio, pronti a giustificarne ogni azione. Non li stigmatizzano, non ne condannano le violenze, non ne bloccano le intemperanze. Tutt'altro: si scagliano contro la polizia violenta che usa i manganelli, che spara i lacrimogeni e che uccide i vari Cucchi, Aldvrandi e via dicendo. Dimenticando tutti quei poliziotti e carabinieri che per pochi euro rischiano la vita nelle piazze italiane, e lasciando nel dimenticatoglio servitori dello Stato come Filippo Raciti. Per questo vogliono e sostengono il reato di tortura. Perché non sopportano le uniformi. L'errore di alcuni componenti delle forze dell'ordine è sufficiente per limitare tutta la categoria. Invece, le devastazioni dei black bloc non bastano mai per prevenirne le azioni violente, impedendo una manifestazione a rischio.

I cittadini esasperati dall'illegalità e dalla mancanza di sicurezza, infatti, vorrebbero che le mani delle forze dell'ordine non fossero legate da una norma che ne limiterà la capacità d'azione. Vorrebbero vedere in carcere i delinquenti, non la polizia.

Ma si capisce: a sinistra il carabiniere lo vedono bene "al cimitero".

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