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La sinistra da sbarco urla: "Una situazione inumana"

Il Pd si rianima e sale sulle navi Ong per accusare il governo di xenofobia. Ma l'opposizione è divisa

La sinistra da sbarco urla: "Una situazione inumana"

La sinistra ancora frastornata dalla batosta elettorale e dalla rapida nascita del governo Meloni procede in ordine sparso, divisa su tutto. L'unico fronte su cui può tentare di rianimarsi è l'immigrazione. Il cambio di rotta del Viminale sugli sbarchi ha ridato ossigeno all'opposizione che, come ai tempi di Salvini, può accusare l'esecutivo di disumanità e razzismo per le regole dettate dal governo sugli immigrati a bordo delle navi ong nel porto di Catania. «Il carico residuale e lo sbarco selettivo. Linguaggio inaccettabile per scelte a Catania ancor più inaccettabili, contrarie ai principi di umanità e alle regole internazionali» twitta indignato Enrico Letta. Una delegazione del Pd è andata di persona a Catania, per intestarsi la difesa dei diritti umani. «Siamo saliti sulla Humanity 1, in porto sta attraccando la Geo Barents. Si sta compiendo una gravissima violazione dei diritti dell'umanità. Siamo qui a chiedere il rispetto della legalità internazionale e della dignità di queste persone» dice il vicesegretario del Pd ed ex ministro, Giuseppe Provenzano. Nel partito si prepara il congresso e su questa tematica si può prendere voti, una delle candidati a succedere a Letta è la barricadera Elly Schlein, che twitta: «Quanto accade a Catania è inumano e illegale. Il soccorso si conclude con lo sbarco nel porto sicuro. Non si possono sequestrare le persone sulla nave. Allontanarle sarebbe respingimento collettivo. La selezione è arbitraria: hanno diritto individuale a chiedere asilo. Sbarco ora!».

Mentre anche il Papa chiede che l'Europa non lasci sola l'Italia e si faccia carico del problema, per il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni anche una modifica dei regolamenti europei «lo sbarco deve essere garantito a tutti», prima si sbarcano e «poi viene il tema della redistribuzione e dell'accoglienza» spiega l'ex pupillo di Vendola che chiede al ministro dell'Interno di venire in Parlamento a dare spiegazioni perchè «stiamo semplicemente assistendo ad una palese violazione delle norme del diritto internazionale non solo ad una opera di cinismo dal punto di vista etico, politico. La selezione dei naufraghi è una violazione ed è inaccettabile. Punto». Sulla stessa linea è + Europa, «il rilascio solo di alcuni migranti mentre altri se ne trattengono a bordo delle navi, non è un comportamento da Stato di diritto. Facciamoli scendere tutti» commenta il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova. É molto indignato anche padre Alex Zanotelli, il missionario di ultrasinistra già in piazza sabato per la pace (o la resa) in Ucraina insieme a sindacati sinistra e grillini («Sono indignato come essere umano, è uno spettacolo indecente, il presidente Meloni ha un cuore o no? C'è solo da vergognarsi»).

Ma l'opposizione non è unita neppure su questo. Al coro non partecipano infatti i renziani, nè Calenda, e nemmeno Giuseppe Conte. Eppure il leader M5s non perde occasione per cavalcare le battaglie più di sinistra e accreditarsi come nuovo punto di riferimento di tutta l'area. Il motivo del silenzio è facile da intuire. Il suo ministro dell'Interno, nel primo governo gialloverde, si chiamava Matteo Salvini, e come premier ha firmato i decreti sicurezza e le scelte sulla chiusura dei porti, quelle che poi hanno portato sotto processo Salvini che ha chiamato a testimoniare proprio Conte sul fatto che tutto il governo condividsse la linea dura. Difficile, quindi, criticarla come disumana adesso.

Persino per un campione del trasformismo come Giuseppi.

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