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Siri nei guai anche per la casa I Pm indagano sull'acquisto

Alla vigilia della decisione di Conte, a Milano si apre un fascicolo sul mutuo sospetto. Il ruolo del notaio «iperattivo»

Siri nei guai anche per la casa I Pm indagano sull'acquisto

Era nell'aria. In Italia le disavventure giudiziarie, come le ciliegie, non vengono mai da sole. E cosi è stato per Armando Siri, il sottosegretario leghista al centro di uno scontro sempre più duro fra i due vicepremier. Siri è da giorni sotto la lente d'ingrandimento dei media dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per corruzione in un'inchiesta che arriva a lambire il mondo di Cosa nostra. Un'indagine imbarazzante che sta provocando fibrillazioni nel governo. Ora però il nome dell'inventore della flat tax ritorna in un altra vicenda macchiata dall'ombra del riciclaggio. Intendiamoci: al momento c'è solo un fascicolo aperto dalla procura di Milano senza ipotesi di reato né indagati, ma la storia non può essere sottovalutata. Si parte infatti dalla segnalazione del notaio Paolo De Martinis che ha girato alla Uif, l'unità antiriciclaggio della Banca d'Italia, le coordinate di un'operazione ritenuta sospetta: l'acquisto da parte di Siri di una palazzina alle porte di Milano utilizzando un mutuo da 600 mila euro acceso presso una banca di San Marino. Qualcosa deve aver convinto il professionista a mettere le mani avanti. Siamo dunque un una fase interlocutoria, preliminare, e le eventuali anomalie nella compravendita potrebbero essere spiegate e chiarite al più presto.

Ma certo questa tegola casca sulla testa di Salvini e Siri nel momento meno opportuno, alla vigilia del fatidico Consiglio dei ministri di domani in cui forse si andrà alla conta o forse no, vedremo, fra i due partner che sul caso Siri si stanno scambiando colpi su colpi. Per Di Maio dovrebbe già aver tolto il disturbo e pensare solo a difendersi, per Salvini deve restare al suo posto perché, fino a prova contraria, è innocente. Il premier Giuseppe Conte ha scelto la linea intransigente dei Cinque stelle e l'ha scaricato. Insomma, una situazione tesissima. Ora in questo clima avvelenato, ecco il fiammifero acceso dal programma Report di Sigfrido Ranucci che ha ricostruito il fatto in un servizio andato in onda ieri sera. «Abbiamo scoperto - racconta Ranucci all'agenzia Agi - che 600mila euro sono partiti da una banca di San Marino, la Banca Agricola Commerciale, e sono stati usati da Siri per comprare a Bresso l'immobile poi intestato alla figlia». Ma perché De Martinis ha allertato l'Uif? «In generale - risponde il professionista - può essere anche sicuramente la provenienza dei capitali». Insomma, tutto e niente. Almeno per ora. E un Salvini in versione muscolare non arretra: «Se a Siri contestano un mutuo è lo stesso reato che stanno compiendo milioni di italiani che pagano le rate del mutuo». E c'è chi fa notare che lo stesso De Martinis era stato sospeso dalla Commissione di disciplina per 10 mesi, poi ridotti a 8 in appello, per abnorme attività di stipula. Lavorava con ritmi forsennati, eccessivi secondo i parametri dei suoi colleghi, arrivando a redigere nel 2014 la bellezza di 3.489 atti. Con una media da stakanovista di 16 prestazioni al giorno. Ranucci replica evidenziando altri elementi: mancava un'ipoteca sull'edificio - sette appartamenti, un negozio, un laboratorio, alcune cantine - quando normalmente c'è; inoltre la dichiarazione del 2017 fotografa un soggetto dalle modeste possibilità economiche, con redditi per soli 25mila euro. Infine, si fa notare che nel 2014 il sottosegretario aveva patteggiato una condanna per bancarotta fraudolenta.

Non proprio un bel biglietto da visita per accreditarsi nel Palazzo. E ancora meno per rimanerci.

Con due dossier aperti a tenaglia fra Milano e Roma e il procuratore di rito ambrosiano Francesco Greco che assicura la massima collaborazione con la magistratura della Capitale.

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