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Slitta la legittima difesa. I leghisti sospettano il sabotaggio dei grillini

Errore sulle coperture: per la legge bandiera del Carroccio i tempi saranno più lunghi

Slitta la legittima difesa. I leghisti sospettano il sabotaggio dei grillini

Il vicepremier Matteo Salvini sperava che la legge sulla legittima difesa sarebbe stata approvata entro febbraio. Invece un errore «tecnico» relativo alla data delle coperture, poi «sistemato» con un apposito emendamento, renderà necessario un ulteriore passaggio parlamentare che farà necessariamente slittare l'entrata in vigore della legge. Quanto basta per surriscaldare il clima tra Lega e M5s. In un momento già caldo per la questione delle trivelle e della Tav (ieri sera il botta e risposta tra Salvini e il Movimento) c'è infatti chi pensa ad un «complotto» per mettere in difficoltà il Carroccio sul suo provvedimento bandiera.

Durante l'esame del testo in commissione Bilancio, che avrebbe dovuto dare il via libera sulle coperture finanziarie, è stata evidenziata un'irregolarità nella parte in cui si faceva riferimento allo stanziamento di 98.490 euro per il 2018, una svista evidente visto che la legge deve essere ancora approvata, forse fatta mettendo a punto la copertura fiscale nel bilancio di un anno nella convinzione che il testo sarebbe stato operativo prima della fine dell'anno. La commissione Giustizia della Camera è corsa ai ripari approvando l'emendamento dei relatori che modifica il testo correggendo l'errore, così come richiesto dalla Bilancio. La proposta di legge andrà quindi in aula a febbraio, ma poi dovrà ritornare all'esame del Senato per il via libera definitivo, un passaggio che rischia di allungare di parecchio i tempi visto anche il pericolo di accavallarsi con altri provvedimenti già calendarizzati, tra cui alcuni decreti che hanno la priorità perché in scadenza. In particolare lo slittamento del decreto semplificazioni al Senato potrebbe avere un effetto domino sulla Camera e così l'esame della legittima difesa da parte dell'assemblea di Montecitorio - prevista in aula nel mese di febbraio ma senza l'indicazione di una data certa - rischia di non iniziare prima del 12 febbraio. Quindi l'approvazione definitiva da parte del Senato, se la maggioranza imporrà un tour de force, potrebbe anche scavallare marzo.

Salvini dovrà dunque rassegnarsi a vedere allontanarsi il suo obiettivo, anche se il suo entourage minimizza e parla di un ritardo di un paio di settimane. Ma al di là della tempistica, l'importante per la Lega è che il testo non subisca alcuna modifica, a parte la correzione «tecnica» approvata in commissione Giustizia. Sul punto gli alleati di governo hanno assicurato lealtà: «Rispetteremo i patti», ribadiscono i Cinque stelle garantendo che i contenuti del testo non verranno cambiati. Anche se dovrà tornare in Senato per la terza e ultima lettura, M5s e Lega confermano dunque la blindatura della riforma e non dovrebbe esserci alcun tentativo di riaprire la partita. L'ipotesi di un sabotaggio ai danni di Salvini non viene nemmeno presa in considerazione dal sottosegretario alla Giustizia Jacopo Marrone: «Si è trattato di un mero errore tecnico degli uffici, molto semplice e banale. L'unica questione è che la definitiva approvazione di questo provvedimento, atteso dagli italiani e che trova il governo in sintonia, sarà ritardata di qualche giorno».

Resta la netta contrarietà al provvedimento da parte di Pd e Leu, mentre FdI e Forza Italia difficilmente faranno mancare il loro appoggio, anche se entrambe le forze di centrodestra avrebbero preferito un testo più «incisivo».

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