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Smalti folli, bikini spaiati Tutto il trash sdoganato

Un tempo stare senza calze in ogni stagione, indossare i sandali alla tedesca o girare vestiti da palestra era inaccettabile. Ora lo "stile" concede molto di più

Smalti folli, bikini spaiati Tutto il trash sdoganato

La stato dell'esteta d'estate? «Devastato» rispondono in coro gli arbiter elegantiarum di casa nostra che, a dir la verità, sembrano avviati all'estinzione: da proteggere come e più dell'orso panda. Il perché è presto detto, molte delle cose più brutte o comunque vietate dai fondamentali dello stile, son state sdoganate fino a diventare «cool», ovvero il massimo dell'eleganza secondo gli addetti ai lavori della moda. «È la prevalenza di Jessica su Grace Kelly» commenta funereo Cesare Cunaccia, editor at large di Vogue Italia, critico d'arte e bon vivant cresciuto tra Parigi, Beiruth, Pondicherry e l'Aiglon, il collegio svizzero più esclusivo che ci sia. Per lui che certo non confonde lo chic con il beige, la domanda da porsi resta «La principessa di Monaco approverebbe oppure no?», non certo il «famolo strano» della buzzicona di Verdone. Qui di seguito in ordine di orrore gli errori sdoganati con cui tocca fare i conti tutti i giorni.

Le scarpe da turista tedesca

Mussolini parlava di «barbari che con i chiodi dei loro scarponi pestano il marmo delle nostre basiliche». Poi venne l'alpinista milanese Vitale Bramani che inventando la Vibram, prima suola in gomma vulcanizzata, tolse finalmente i ramponi chiodati dalle scarpe da montagna. Nel frattempo però accanto alle famigerate pedule comparvero altre teutoniche invenzioni come le Birkenstock brutte da far paura, ma così comode che il plantare viene battezzato Fussbett, «letto per i piedi». Nel 2001 Consuelo Castiglioni, raffinata designer di Marni, lancia la sua modaiolissima interpretazione del sandalo tedesco. Da allora il fussbett compare in tutte le sue collezioni, perfino in quelle invernali presentato con il calzino di lana grossa ben in vista sulle gambe secche delle modelle. Portabile anche la versione stilosa delle Tevo americane di Tommy Hilfiger.

L'anello al medio

Era ammesso solo per vedove e orfane di padre che non avevano altro dito su cui infilare un anello maschile senza perderlo. Oggi lo fanno tutte anche perché Delfina Delettrez Fendi, designer di gioielli dal gusto squisito, ha la mania degli anelli strani: aperti sopra oppure multipli che stanno su due o tre dita alla volta. Meglio l'anello al medio di quello al naso.

La pinza in testa

In una memorabile puntata di Sex & the City Carrie dice al fidanzato di turno (lo scrittore fighetto Jack Berger) che nessuna newyorkese porta la pinza tra i capelli. Lui tenta inutilmente di smontare la sua tesi. «Oggi ci riuscirebbe in due minuti - sospira Cunaccia - è la buccia di banana su cui scivolano tutte». La soluzione sarebbe un bel taglio alla chioma vivamente consigliato dopo i 50 per evitare il crudele detto «dietro liceo, davanti museo». Altrimenti se non si riesce a rinunciare né ai capelli ruscellanti né alle pinze, si sconsigliano quelle in plastica dorata, argentata o peggio ancora con gli strass.
Il reggiseno a vista A lanciarlo è stato Jean Paul Gaultier con la complicità di Madonna. Era un modello dalla punta iperbolica, la copia di quello realizzato dallo stilista a otto anni per il suo orsetto di peluche, Nanà. Dolce & Gabbana hanno fatto il resto. La cosa più brutta da vedere è il rotolino di ciccia che si forma ai lati delle bretelle, o le borse di carne sulla schiena e sotto le ascelle, dove l'elastico del reggiseno stringe e sposta senza pietà. Sopra la 40 nel senso di taglia e i 35 intesi come anni, meglio evitare.

Il bikini spaiato

Sotto di un colore, sopra di un altro: un obbrobrio secondo il galateo della signora in spiaggia che negli anni Cinquanta prevedeva addirittura il composè tra costume, copricostume, zoccoletti e borsa da mare. «Abbiamo cominciato con quelli reversibili e poi non ci siamo più fermati» confessa ridendo Laura Urbinati, raffinata designer di costumi da bagno con clienti belle e soprattutto intelligenti come Uma Thurman, Demi Moore, Laura Morante, Francesca Neri, Asia Argento e Isabella Ferrari. A sentir lei il colmo dell'orrore è il reggiseno a fascia con sotto l'imbottitura e sopra una specie di tendina che ballonzola inutilmente sulle tette. Detesta anche il caftanino trasparente che sta bene a una donna su 3000. Conclude dicendo che se proprio si vuol fare qualcosa di nuovo in questi 35 centimetri di stoffa si può mettere la mutanda tinta unita e il reggiseno fantasia facendo però attenzione alla sintonia cromatica tra i due.

I fantasmini

Si chiamano così quelle orrende calzette che sportivi e ballerine usano per evitare dolorose vesciche quando non possono usare calzettoni o calzamaglia. «Se occhieggiano è una tragedia, in certi ambienti si rischia il pubblico ludibrio» dice Cunaccia. Per lui sono altrettanto riprovevoli le infradito (nome in codice modaiolo: tong) per strada in città soprattutto se del tipo con brillantini, colori squillanti e applicazioni floreali. La soluzione per non massacrare i piedi nudi nelle scarpe chiuse è massaggiarli con il silicone per fissare i capelli oppure con la pasta di vaselina che si compra con un dollaro in tutte le farmacie americane. L'unico problema è che quest'ultima di solito serve come lubrificante sessuale. Il sorrisetto d'intesa del farmacista non piacerebbe a Grace Kelly.

Lo smalto multicolor

Quattro unghie laccate di rosso e una di blu, quelle delle mani verdi e quelle dei piedi gialle. Ormai manicure e pedicure richiedono ore di consultazioni cromatiche tra clienti ed estetiste con risultati che spesso sembrano frutto di una grave forma di daltonismo. L'unica soluzione è aspettare che passi questa moda assurda ricordando che Dior ha fatto uno smalto nello stesso colore grigiastro del teck con cui di solito vengono rivestiti gli interni delle barche e che il dottor Thomas Nogouchi, coroner di Bel Air negli anni Sessanta e come tale autore delle autopsie di Marilyn Monroe, Nathalie Wood e Bob Kennedy, annotò il colore dello smalto sulle unghie delle signore al momento della morte.

In tuta per strada

Lo fanno tutte le star puntualmente fotografate all'uscita dalla palestra o in aeroporto. Si può fare, per carità, a patto che non si sia sudati e puzzolenti e che sulla tuta non ci siano scritte imbarazzati tipo «Wow» oppure «Racer», peggio ancora se coperte di strass. Proibiti anche i teschi, le tinte pastello o fluò e il cappuccio tirato sulla testa come fa Madonna che per contratto passa la vita ad allenarsi e a farlo sapere al mondo intero.

Ovunque in camouflage

Si chiama così il disegno mimetico di cui esistono centinaia di varianti (la più bella è quella azzurra e blu della divisa dei Sick) ma essendo tipico dell'abbigliamento militare da guerra in teoria non potrebbe essere indossato dai civili. Forse anche per questo piace a tutti: stilisti come Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli di Valentino l'hanno proposto perfino sugli smoking mentre Lapo Elkhann si è fatto verniciare prima la 500 e poi una fiammante Ferrari. È come il cosiddetto animalier: un motivo di grande impatto grafico comunque da dosare perché in un caso si rischia l'effetto tigre o pantera del materasso, nell'altro quello ben più temibile del sergente di Sturmtruppen.

Le calze mai

A Grace verrebbe un colpo: al matrimonio di suo figlio Alberto neanche la sposa indossava le calze. Per altro si è svolto in piena estate, ma ormai nemmeno a febbraio con venti sotto zero le scervellate della moda indossano collant, autoreggenti e tantomeno un bel calzamaglia spesso che eviterebbe gambe livide, reumatismi e polmoniti. «Al massimo un calzino» predica da sempre Miuccia Prada che è la più grande sostenitrice di questa moda definibile solo come spitinfia. Infatti la sola ragione per cui le donne senza calze sono diventate chic è che appartengono di default (o fingono di appartenere) alla schiera di quelle che girano con l'autista. Ce ne sarebbe anche un'altra di tipo però sessuale e quindi più legata allo shock.

Per tutto vale la regola di Gianni Agnelli che un giorno disse: «Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane, adesso che le puttane fanno le contesse non mi diverto più».

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