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Quel "soccorso rosso" che difende gli scafisti

Così sul web gli attivisti danno assistenza legale a chi gestisce gli sbarchi clandestini

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Quel "soccorso rosso" che difende gli scafisti

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Navigando nelle pieghe del web, leggendo i commenti e gli appunti di chi vive dall'altra parte del Mediterraneo e anche i documenti prodotti dalle Ong, si evince come esista una vera rete di protezione creata ad hoc per i trafficanti di esseri umani e per la loro manovalanza. Il network si chiama Captain Support e si propone di offrire supporto legale agli scafisti. I buonisti e la sinistra non riescono proprio a condannarli e a considerarli come causa delle morti in mare: cercano sempre altri responsabili che non siano quelli, perché altrimenti dovrebbero rivedere per intero la loro narrazione.

Gli attivisti del buonismo si schierano dalla parte dei trafficanti, perché dal loro punto di vista a criminalizzarli sono le politiche europee razziste. Argomentazioni fuori da ogni logica che si trovano sulla pagina Facebook di Captain Support, che si definisce come una «rete di supporto, fondata da attivisti in solidarietà con gli accusati di guidare navi migranti verso l'Europa». Attraverso questa rete, gli attivisti sostengono «di fornire supporto legale alternativo e di collegare gli accusati alle reti locali di supporto e agli avvocati». Al momento operano in Italia e in Grecia ma si stanno organizzando per essere presenti anche in Spagna e nel Regno Unito. Di questa rete si sa molto poco e ne siamo venuti a conoscenza grazie a un documento che non sarebbe dovuto diventare di dominio pubblico, che circola nelle chat dei migranti e che sembra essere stato stilato da Alarm Phone per dare indicazioni concrete ai migranti illegali. Captain Support offre un indirizzo mail di contatto, che risulta essere piuttosto particolare perché parte di un sistema criptato anche in scambi su piattaforme diverse. La crittografia avviene mediante una password, che viene fornita dal mittente e che permette di decriptare il contenuto, che può essere programmato per distruggersi dopo un determinato periodo. Perché una Ong dovrebbe usufruire di un sistema così protetto? Domanda retorica, risposta ovvia.

«Le persone in movimento vengono sistematicamente condannate per guidare barche verso l'Europa o membri dell'equipaggio. Il capitano/pilota o coloro che li assistono sono tipicamente accusati di contrabbando o di agevolazione dell'immigrazione clandestina», scrivono in vari post pubblicati sulla pagina, in allegato a un video in formato cartone animato, e in varie lingue, in cui si spiega come ci si deve muovere in caso di accuse in Europa o Tunisia. «Questi arresti sono il risultato di una politica europea di frontiera assassina e razzista. Capitani usati come capri espiatori per violenza e morti di frontiera: eppure i Paesi europei e le loro politiche di frontiera sono responsabili di questa violenza», sostengono dalla Ong.

Tutto fa parte di una narrazione ben precisa, che spesso trasforma gli scafisti quasi in eroi, che si mettono al timone per salvare le vite. Ma non sempre è così. O meglio, quasi mai lo è, perché come abbiamo avuto modo di appurare, i capitani vengono reclutati dagli organizzatori tra i migranti che si propongono volontariamente per ricoprire questo ruolo in cambio di un viaggio gratis a bordo delle carrette del mare, al pari dei bussolieri incaricati di seguire la rotta. Si tratta di persone pienamente consapevoli del ruolo e di quello che stanno facendo. «L'unica soluzione è abolire tutte le frontiere e la libertà di movimento per tutti», scrivono dall'organizzazione.

La solita idea utopica e irrealista dei buonisti.

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