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Il solito vizietto: creare fake news contro il Cavaliere

Il solito vizietto: creare fake news contro il Cavaliere

Sguardo contrito, naturale come quello di un attore di telenovela sudamericana (il viaggio deve avere lasciato delle tracce), sottofondo lisergico dei Pink Floyd e camicia di jeans. Si presenta così davanti alla telecamera, Alessandro Di Battista, per ammettere la colpevolezza del padre. La storia è nota ed è stata smascherata dalle Iene: il papà dell’ex deputato ha assunto un lavoratore in nero nella sua azienda. Un reato. Un reato che, nel giacobino codice penale a 5 stelle, diventa passibile di pena di morte. Ma quando ci sono di mezzo i parenti i boia si fermano e i pentastellati sembrano cadere dalle nuvole e scoprire la normalità. La vita reale non quella virtuale di Rousseau e dei video deliranti della Casaleggio Associati. «Non lo giustifico ma comprendo la situazione di difficoltà generalizzata dei piccoli imprenditori». Oh, bravo Dibba. Finalmente ne hai detta una giusta.

Tutti giù per terra. Fine del girotondo grillino. Invece di andare a zonzo per le Americhe e ammorbarci con inutili reportage, l’aspirante Che Guevara avrebbe imparato qualcosa di più stando nel tinello di casa sua e, magari, avrebbe capito com’è dura la vita dei piccoli imprenditori, strozzati tra tasse e burocrazia. E, sempre magari, avrebbe potuto impedire ai suoi amici al governo di mortificare e dissanguare chi prova a fare impresa. Ma ormai è troppo tardi. Ne ha detta una giusta - sottolineavamo - e poi ne ha subito inanellate altre due sbagliate. «Ora magari le Iene potrebbero trovare anche il coraggio di andare da Berlusconi e fare una bella inchiesta sui finanziamenti che ha effettuato a Cosa Nostra. Allora dico esistono le carte, le sentenze, è pure giusto fare quell’inchiesta». Berlusconi? Cosa c’entra, vi chiederete? Nulla. Un modo come un altro per mandare tutto in vacca. Dicendo delle balle. Perché non esistono le sentenze. Non solo: le indagini sono già state fatte da più di una procura e non hanno portato a nulla, nessun processo. Un buco nell’acqua. Non ci sono carte e non ci sono bonifici, Dibba propala solo fake news per distogliere l’attenzione dai suoi guai casalinghi e gettare fango sul Cavaliere. Salvo poi dire: «Ci vediamo domani pomeriggio dalla D’Urso». Cioè a «casa» del cattivissimo Berlusconi.

Coerenza a Cinque Stelle.

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